Un concorso fotografico per combattere il rene policistico

airpIl rene policistico è una malattia bilaterale, colpisce cioè entrambi i reni. Si conoscono due forme della patologia: una forma dominante nell’adulto ed una recessiva o infantile che è la più severa con cisti piccole e sempre associata ad alterazioni del fegato. Tale patologia è associata a mutazioni del gene PKHD1.  La forma dominante è causata da mutazioni nei geni PKD1 e PKD2.

L’Associazione Italiana Rene Policistico  (AIRP) ha indetto il primo concorso fotografico intitolato Le passioni in uno scatto con due obiettivi : lanciare un messaggio di fiducia agli stessi associati e raccogliere fondi da destinare alla ricerca. L’iscrizione e l’invio dei file fotografici dovranno essere effettuati entro l’11 gennaio 2013, le foto stampate potranno essere inviate entro l’8 febbraio. Le foto saranno esposte sui  seguenti siti: www.facebook.com/AirpAssociazioneItalianaRenePolicistico; http://www.renepolicistico.it/2012/10/28/airp-1-concorso-fotografico/.

Sarà poi effettuata un’esposizione itinerante che toccherà varie città italiane per continuare la raccolta di fondi.

Elisa Tino
8 gennaio 2013

Apoptosi e tumori refrattari

L’apoptosi o morte cellulare programmata è coinvolta nel mantenimento del numero di cellule di un sistema. Sono diverse le molecole che vi prendono parte tra cui la famiglia di Bcl2, i cui membri sono caratterizzati dai domini BH1-BH4 (Bcl2 Homology). Questa famiglia ha tre sottogruppi, alcune proteine infatti promuovono la sopravvivenza cellulare, altre iniziano l’uccisione delle cellule ed altre attivano le vie che portano all’apoptosi. Esiste un delicato equilibrio tra i vari gruppi. Nel caso del cancro spesso il meccanismo apoptotico viene bloccato, favorendo le molecole anti-apoptotiche e bloccando le proteine proapoptotiche. In concomitanza a questo fenomeno si osserva la resistenza verso radio- e chemioterapia.

Nuove terapie farmacologiche puntano a restaurare l’attività delle molecole proapoptotiche ad esempio esprimendo peptidi (piccole proteine) che contengono alcuni dei domini fondamentali per la funzione proapoptotica. Il lavoro pubblicato in questi giorni su The Journal Clinical Investigation ne è un esempio. In questo studio è stato utilizzato un peptide, BIM SAHBA (mediatore di morte cellulare interagente con BCL2), avente il dominio BH3 per ripristinare, in tumori ematologici, la morte cellulare dipendente da BH3. Questo peptide si è dimostrato in grado di legare e bloccare in modo specifico le molecole proapoptotiche e di indurre l’apoptosi in linee cellulari tumorali. Inoltre in modelli murini immunodeficienti il peptide ha bloccato la crescita di leucemia mieloide acuta umana dimostrando di poter essere in futuro un’opportunità contro il tumore refrattario.

Elisa Tino

NKCC1 ed il glioblastoma

Uno studio pubblicato su PLoS Biology rivela alcune novità sulla migrazione delle cellule di glioblastoma, tumore del cervello molto difficile da curare per la forte e veloce invasività. La proteina NKCC1, un trasportatore ionico, che è molto espressa proprio in questo tipo di tumore, sarebbe coinvolta nello spostamento cellulare.

Una delle caratteristiche dei tumori è proprio la migrazione cellulare, che è la prima fase dell’invasività. In particolare il glioblastoma è uno dei tumori più mortali. Le sue cellule sono in grado di distruggere barriere fisiche come la matrice extracellulare e le giunzioni tra le cellule. Capire quindi il meccanismo alla base dello spostamento cellulare del glioblastoma e poter intervenire su tale attività, è importante per ridurne la dimensione. In questo modo viene resa più efficace la rimozione chirurgica, in quanto una resezione totale aumenta la sopravvivenza rispetto ad un resezione parziale.

In questo lavoro è stato osservato che l’invasività in vitro ed in vivo delle cellule tumorali diminuisce se NKCC1 viene inibita farmacologicamente o geneticamente. La proteina si localizza nei prolungamenti della cellula durante la migrazione agendo come un’ancora. Il fattore EGF (fattore di crescita epidermico), che favorisce la migrazione, determina l’attivazione di NKCC1 mediante le proteine PI3K-Akt-WNK3. NKCC1 e gli enzimi che la regolano potrebbero dunque essere buoni target per farmaci contro l’aggressività del tumore.

Elisa Tino

CD47: un potenziale target per terapie anti-tumorali

Due lavori pubblicati su PNAS mostrano il ruolo di  anticorpi anti-CD47 nel ridurre i tumori.

CD47 è una proteina overespressa sulla superficie dei tumori. Questa proteina è riconosciuta da SIRP-α (Signal regulatory protein) presente sulla superficie dei macrofagi (cellule facenti parte del sistema di difesa) ed il loro legame impedisce ai macrofagi di fagocitare le cellule tumorali. In vitro il blocco di CD47 con anticorpi specifici permette ai macrofagi di inglobare le cellule tumorali.

Nel primo lavoro un anticorpo è stato utilizzato per bloccare diversi tipi di tumori. Infatti la somministrazione dell’anticorpo anti-CD47 a modelli murini, con trapianti ortotopici (cioè nello stesso sito di origine) di cellule derivanti da tumori di pazienti, dimostrano una riduzione della crescita della maggior parte dei tumori. Inoltre si osserva che con questa terapia si  prevengono o riducono le metastasi. Nel secondo lavoro lo studio è concentrato sul leiomiosarcoma (tumore derivato da  fibrocellule muscolari lisce) ed anche in questo caso si osserva una riduzione delle metastasi. CD47 diventa dunque un potenziale target per terapie anti-tumorali.

Elisa Tino

Malattie rare: giornata mondiale

Giornata Mondiale delle malattie rare
"Rari, ma forti insieme" questo lo slogan della Giornata Mondiale per le Malattie Rare.

Il 29 febbraio è stato scelto per la sua “rarità” come  giornata mondiale delle malattie rare, ad oggi diagnosticate tra le 7000 e 8000. In Europa queste malattie colpiscono meno di 1 su 2000 individui. Lo slogan scelto per questa giornata, dedicata “all’aggiornamento e alla sensibilizzazione”,  è “Rari ma forti insieme”. Questo il sito per informazioni sulla manifestazione http://www.rarediseaseday.org/.

Si stima che circa l’80% delle malattie rare sia di origine genetica. Il restante 20% può essere causato da infezioni (batteriche o virali) e allergie o dovuto a cause degenerative o proliferative. I sintomi possono manifestarsi alla nascita o nell’adolescenza. Molte altre compaiono solo quando si è raggiunta l’età adulta.

Spesso i malati ed i familiari hanno difficoltà a reperire informazioni utili e ad essere indirizzati verso strutture competenti. Un ruolo importante svolgono le associazioni di pazienti che si prefiggono di informare i malati, formare i medici e sensibilizzare l’opinione pubblica. NORD  (Organizzazione Nazionale per le Malattie Rare, http://www.rarediseases.org/) negli USA ed Eurordis (Organizzazione europea per le malattie rare, http://www.eurordis.org/it) sono degli esempi.

In Italia il CNMR (Centro Nazionale Malattie Rare, http://www.iss.it/cnmr) – Istituto Superiore di Sanità, si occupa di ricerca scientifica e sanità pubblica a livello nazionale ed internazionale. Esiste una Rete Nazionale per le malattie rare “costituita da Presidi, appositamente individuati dalle Regioni per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia”. E’ stato inoltre istituito il Registro delle malattie rare che “ha come obiettivi generali di effettuare la sorveglianza delle malattie rare e di supportare la programmazione nazionale e regionale degli interventi per i soggetti affetti da malattie rare”.

Per avere notizie aggiornate sulle patologie rare è possibile consultare il portale sulle malattie rare Orphanet (http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/index.php). Inoltre è disponibile da novembre 2011 la traduzione in italiano, ad opera di Orphanet-Italia, del bollettino quindicinale, OrphaNews Europe (http://www.orpha.net/actor/cgi-bin/OAhome.php?Ltr=ItaliaNews), dell’EUCERD, (il Comitato dell’Unione Europea di esperti sulle malattie rare, http://www.eucerd.eu/__PP__0.html). L’EUCERD ha il compito di aiutare la Commissione Europea “nella preparazione e attuazione delle attività comunitarie nel campo delle malattie rare collaborando e consultando gli organismi specializzati degli stati membri, le autorità rilevanti  nei campi di ricerca e salute pubblica e altre  parti interessate operanti nel settore”.

Elisa Tino

Il Tai Chi ed i pazienti affetti da Parkinson

Molti pazienti affetti da Parkinson presentano cadute frequenti legate a problemi di postura, di equilibrio e nella marcia. Uno studio clinico riguardante la stabilità posturale nei malati di Parkinson sottoposti a diversi tipi di esercizio fisico, è stato pubblicato su The New England Journal of Medicine. 195 pazienti a diversi stadi della malattia sono stati divisi in tre gruppi coinvolti in tre diversi corsi:  tai chi (stile delle arti marziali cinesi), stretching e training di resistenza. L’allenamento ha avuto una durata pari a 60 minuti, due volte alla settimana per un totale di 24 settimane.

Sono stati  valutati diversi parametri quali le cadute, l’equilibrio, l’andatura, confrontando i tre gruppi. I pazienti che hanno seguito il corso di tai chi hanno presentato i migliori risultati nella stabilità rispetto agli altri gruppi. Inoltre il tai chi è risultato più efficace dello stretching in tutti i parametri valutati, non è stato però migliore del training di resistenza nella riduzione delle cadute.

Concludendo le persone coinvolte nel tai chi hanno mostrato una riduzione delle cadute ed un incremento dell’equilibrio e tali effetti sono rimasti anche a distanza di tre mesi dall’allenamento.

Elisa Tino

Cellule iPS: una nuova tecnologia per studiare l’Alzheimer

Cellule iPS: nuova tecnologia per lo studio dell'Alzheimer
In aiuto allo studio e al possibile sviluppo di nuovi farmaci per la malattia di Alzheimer la nuova tecnica delle cellule staminali pluripotenti (iPSC).

Lo studio della malattia di Alzheimer è limitato dal fatto che non è possibile agire sui neuroni specifici del paziente.

E’ stato pubblicato su Nature un lavoro dei ricercatori della California che per la prima volta hanno ottenuto in piastra dei neuroni purificati da pazienti malati di Alzheimer. I neuroni sono stati ottenuti riprogrammando dei fibroblasti prelevati da: 2 pazienti con Alzheimer sporadico, che è causato da una combinazione di fattori genetici multipli e fattori ambientali; 2 pazienti con Alzheimer ereditario, cioè predisposti geneticamente e 2 individui di controllo non malati. Le cellule ottenute si sono rivelate in grado di formare contatti sinaptici funzionali. Inoltre per i neuroni ottenuti dai pazienti  è stato riscontrato il fenotipo della malattia.

Questa nuova tecnica che sfrutta le iPSC (cellule staminali pluripotenti indotte) è molto promettente. Infatti utilizzando una piccola biopsia di pelle del paziente è possibile ottenere con questa tecnologia cellule pluripotenti che possono essere indotte a differenziare in qualunque tipo  cellulare. In questo caso è stato possibile ottenere neuroni dai pazienti  ed effettuare così una serie di studi in vitro. Tali cellule possono essere utilizzate anche per testare nuovi farmaci. Per un approfondimento sulle iPSC e le possibili applicazioni si può consultare una review su Geno Medicine .

Elisa Tino