In Groenlandia il più antico cratere generato da un impatto con un corpo celeste

Scritto da:
Leonardo Debbia
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1 minuto
Ricostruzione di fantasia dell’effetto immediato che avrebbe immediatamente avuto l’ impatto di un grande meteorite su un oceano terrestre. Non sappiamo se l’area interessata sarebbe stata ricoperta dall’acqua in conseguenza della collisione o se un mare fosse già esistito nelle vicinanze.

E’ stato scoperto in Groenlandia un vasto cratere di 100 Km di larghezza, risultato di un grande impatto di una cometa o di un grosso asteroide avvenuto un miliardo di anni prima di qualsiasi altra collisione tra un corpo celeste e la Terra di cui finora fosse stata trovata traccia.

Finora erano stati osservati gli spettacolari crateri che caratterizzano la superficie lunare, originati da impatti con comete o asteroidi presumibilmente fra i 2 e i 3 miliardi di anni fa. Si supponeva che la Terra primigenia, con la sua grande massa gravitazionale, a quel tempo forse non avesse ancora sperimentato simili collisioni. D’altronde, si pensava anche che la traccia di un evento del genere sarebbe stata sicuramente erosa o ricoperta da rocce più recenti.

Il cratere più antico sulla Terra conosciuto finora risaliva a 2 miliardi di anni fa, ma poi si è ritenuto che esistesse la possibilità di trovare un cratere da impatto ancora più antico.
Un team di scienziati provenienti da Cardiff, formato da ricercatori del Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia (GEUS), da studiosi della Lund University di Copenhagen e dell’Istituto Planetari di Mosca ha così riveduto e corretto questi dati. Con un programma di lavoro ben dettagliato sul campo, il team ha scoperto i resti di un gigantesco cratere da impatto, databile attorno ai tre miliardi di anni nella regione Maniitsoq, nella Groenlandia occidentale.

I risultati dello studio sono stati pubblicati su Earth and Planetary Science Letters.
“Questa scoperta dimostra che siamo in grado di studiare gli effetti dei crateri da impatto sulla Terra quasi un miliardo di anni più indietro nel tempo di quanto sia stato possibile prima d’ora” afferma il Dottor Iain McDonald, della Facoltà di Scienze della Terra e dell’Oceano, membro del team di studiosi.
Trovare le prove era un compito arduo perché non c’era da cercare un cratere con una evidente forma “a ciotola”. Nel corso di 3 miliardi di anni dalla collisione, la terra, sia all’interno dell’area che tutt’attorno, è stata erosa fino all’esposizione della crosta più profonda, 25 Km sotto la superficie originale. Tutte le caratteristiche fisiche che potevano mostrare tracce di un impatto erano state asportate, ma gli effetti dell’onda d’urto della grande collisione sono penetrati in profondità nella crosta, molto più profondamente di qualsiasi altro cratere conosciuto, e questi effetti rimangono visibili.

Tuttavia, poichè gli effetti di un impatto a queste profondità non erano mai state osservate prima, ci sono voluti quasi tre anni di lavoro scrupoloso per mettere insieme tutti gli elementi chiave per giungere ad una conclusione.
“Il procedimento investigativo è stato come un giallo di Sherlock Holmes” ha affermato il Dr Mc Donald.
“Abbiamo eliminato via via tutti i possibili fenomeni fisici terrestri che avrebbero potuto agire in quella località, finchè una gigantesca collisione rimaneva l’unica spiegazione possibile per giustificare quanto a tutt’oggi è dato di poter osservare in quel luogo”.
Solo 180 crateri da impatto sono stati scoperti sulla Terra e circa il 30% di essi contengono importanti risorse naturali di minerali, o di petrolio, o di gas. Il cratere più grande e più antico conosciuto prima di questo studio era il cratere Vredefort, in Sudafrica, con i suoi 2 miliardi di anni di età e l’intensa erosione.

Il Dr McDonald ha aggiunto che “ci sono voluti quasi tre anni anche per convincere i nostri colleghi della Comunità Scientifica sulla effettiva importanza dei risultati ottenuti, mentre l’industria mineraria al riguardo è stata molto più recettiva.Una società di esplorazione canadese ha infatti utilizzato il modello di impatto per esplorare i depositi di nichel e di metalli di platino al Maniitsoq già a partire dall’autunno del 2011”.

Groenlandia. Indicata, sulla costa occidentale, la regione Maniitsoq, la zona in cui è stato riconosciuto il più grande e più antico cratere da impatto di un corpo celeste con la Terra
(3 miliardi di anni).

Leonardo Debbia