Colore di occhi e capelli dei nostri antenati. Basta un esame del DNA dei resti!
- Leonardo Debbia
- 25 Gennaio 2013
- Ricerca & Scienza, Scienza
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Un nuovo metodo per stabilire il colore degli occhi e dei capelli dall’esame di campioni forensi attuali può essere utilizzato anche per identificare queste caratteristiche fisiche dall’esame di antichi resti umani.
Lo prova un nuovo studio pubblicato nel settore della Genetica Investigativa della rivista BioMed Central. Il sistema di analisi del DNA HIris Plex è stato in grado di ricostruire il colore dei capelli e degli occhi dall’analisi di denti vecchi di 800 anni, tra cui quelli del generale polacco Wladyslaw Sikorski (1881-1943), confermando che aveva occhi azzurri e capelli biondi.
Un team di ricercatori della Polonia e dei Paesi Bassi, che ha recentemente sviluppato il sistema HIris Plex per l’analisi forense, ha dimostrato che questo sistema è valido anche per ottenere ottimi risultati dall’analisi di resti umani ancor più vecchi e più degradati, quali i denti e le ossa.
Il sistema analizza 24 polimorfismi del DNA, naturalmente con qualche variazione, che possono essere utilizzati per risalire al colore degli occhi e dei capelli.
Il Dr Wojciech Branicki, docente presso l’Istituto di Ricerca forense dell’Università di Cracovia, che ha condotto lo studio con il professor Manfred Kaiser, dell’Università Erasmus di Rotterdam, ha spiegato: “Questo sistema può essere usato per risolvere controversie storiche, quando non si abbiano fotografie colorate o altri documenti. HIiris Plex è stato in grado di confermare che il generale polacco Wladyslaw Sikorski, che è morto in un incidente aereo nel 1943, aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi raffigurati nei ritratti dipinti anni dopo la sua morte. Alcuni dei nostri campioni provenivano da detenuti sconosciuti di un carcere della II guerra mondiale. In questi casi, il sistema HIris Plex ha contribuito ad aggiungere caratteristiche fisiche ad altre prove provenienti dal DNA”.
Riguardo ai campioni medievali, dove il DNA è ancor più degradato, questo sistema è stato in grado di risalire al colore degli occhi e dei capelli (per lo più, dai resti degradati si risale soltanto al colore degli occhi), in un caso in cui è stata identificata una donna misteriosa sepolta nella cripta dell’Abbazia Benedettina di Tyniec, vicino a Cracovia, in un’epoca stimata tra il 12° ed il 14° secolo, attribuendole capelli biondo scuro/castani e occhi castani.
Studi analoghi erano stati condotti nel decennio 1996-2006 dal prof. Eiberg, del Dipartimento di Medicina cellulare e molecolare dell’Università di Copenhagen e pubblicati nel 2008.
Lo studioso e il suo team avevano indicato il gene OCA2 come responsabile delle variazioni del colore degli occhi, affermando che nel genere umano, inizialmente, tutti gli occhi erano di color marrone. Una mutazione del gene OCA2, intervenuta attorno ai 6-10mila anni fa – era stata la conclusione – aveva introdotto una sorta di interruttore che aveva letteralmente “spento”, secondo i ricercatori, la capacità di produzione di occhi castani, agendo sulla limitazione nella produzione di melanina e avviando il genere umano verso condizioni di albinismo (occhi azzurri e pelle chiara).
“Le variazioni di colore degli occhi dal marrone al verde” – concludeva Eiberg – “possono essere spiegate con variazioni di melanina nell’iride, ma gli individui con gli occhi azzurri hanno solo un piccolo grado di variazione nella quantità di melanina negli occhi. Da questo si può concludere che questi ultimi sono tutti collegati ad un antenato comune. Tutti gli individui con occhi azzurri hanno ereditato lo stesso interruttore esattamente nello stesso punto del loro DNA. Gli individui con occhi marrone, al contrario, hanno una notevole variazione individuale nella zona del loro DNA che controlla la produzione di melanina”.
Gli esperimenti in laboratorio erano stati supportati, allora, da ricerche sul DNA mitocondriale e sul confronto tra le colorazioni degli occhi di individui in Paesi molto diversi, anche geograficamente, come Giordania, Danimarca e Turchia.
Leonardo Debbia
25 gennaio 2013