Antigravity
- Francesco Alessandro Squillino
- 27 Giugno 2012
- Ricerca & Scienza
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Da sempre ci accompagna silenzioso ma ricorrente, fantastico nella sua accezione e pur vero nel suo iter di realizzazione, un grande sogno. Lo straordinario desiderio di “Innalzarci” senza peso alcuno e poi spostarci nello spazio, magari in un domani non troppo remoto, anche nello spazio-tempo. “Anti Gravitazione” è il nome di questa ancestrale umana aspirazione o per esattezza e sintesi, “Antigravità”. Affronteremo in questo articolo breve ma denso di fascino e ringraziamo con gratitudine lo straordinario inimitabile sito Mednat.org per questa serie di riflessioni e per i concetti espressi nella avanzata ricerca scientifica, un argomento che per sua natura appare costruito della stessa materia di cui sono fatti i desideri.
Ma procediamo con ordine. Il concetto nascosto dell’antigravità venne identificato dal fisico olandese Hendrik Casimir già nel lontano 1948. Casimir nato a L’Aja nel 1909 approfondì molto i suoi studi sulla superconduttività, uno speciale manifestazione prodotta quando alcuni materiali raffreddati a temperature dirette verso lo zero assoluto perdono completamente la resistenza elettrica, anche se fisici e ingegneri oggi hanno rilevato che alcuni superconduttori che non devono essere iper-raffreddati, possono funzionare anche temperatura ambiente Era dunque il lontano 1942 quando Casimir lavorando presso i laboratori di ricerca della Philips, colosso della energia elettrica, in quello stesso periodo intuì l’esistenza di un fenomeno, implicito nelle leggi della fisica dei quanti, diverso però dalla Super-Conduttività. Sarebbe stato noto nel mondo scientifico come “ Casimir Effect”. La modalità più diretta per comprendere l’effetto Casimir consiste nel posizionare due piastre metalliche parallele l’una molto vicina all’altra, tra le quali apparentemente non vi è nulla.
Il concetto di vuoto però nel senso quantistico non corrisponde al “nulla” considerato prima dell’avvento della quantistica. Al contrario Il vuoto ha una sua attività dinamica costituita da coppie di particelle-antiparticelle prodotte ininterrottamente che poi si annichilano tra loro. Proseguendo nella descrizione quantistica osserviamo che tra le particelle che si creano e si distruggono continuamente nel vuoto ci sono particelle fotoniche che conducono la forza elettromagnetica come particelle di luce. In realtà Il vuoto quindi sembra produrre “fotoni virtuali” nel senso di antiparticelle di se stessi, e di una “massa a riposo” in modo che l’energia che bisogna prendere in prestito dall’indeterminazione quantistica risulta quella dell’onda associata a un specifico fotone. Fotoni con gradi diversi di energia sono associati a onde elettromagnetiche di diverse lunghezze d’onda e a lunghezze d’onda minori corrisponde una quantità di energia maggiore. Possiamo pensare allora allo spazio vuoto come un mare transitorio di onde elettromagnetiche e che contiene in sé tutte le lunghezze d’onda. Questa vivacità irriducibile conferisce al vuoto un energia uguale in ogni punto, senza possibilità di misurazione o utilizzazione.
L’energia d’altronde può manifestarsi e venire sfruttata per produrre lavoro solo se esiste differenza di energia tra un luogo e un altro. Casimir dimostrò con formidabile intuito come rendere visibile l’energia del vuoto ed evidenziò che tra le due piastre conduttrici di elettricità da lui utilizzate le onde elettromagnetiche assumevano forme preordinate rimbalzando tra le due piastre come le onde di una corda metallica di uno strumento a corda vibrante solo in determinati modi. Le oscillazioni devono essere contenute nella corda in modo da non produrre vibrazioni alla estremità della corda stessa e per una data lunghezza della corda, Casimir osservò che le oscillazioni consentite sono la fondamentale e le sue armoniche. Per analogia le radiazioni che hanno certe lunghezze d’onda potevano essere contenute nello spazio compreso tra le due piastre dell’esperimento di Casimir e in questa eventualità specifica non potevano essere contenuti fotoni con lunghezza maggiore della distanza tra le piastre. Casimir considerò che nello spazio compreso tra le piastre ci potessero essere meno fotoni virtuali di quanti non ce ne siano all’esterno e come risultante postulò l’esistenza di un forza che attraente nelle piastre. Una forza si manifestò a Casimir quindi come attrazione tra le piastre “attratte” tra loro e generanti pressione negativa in un evidente fenomeno reale. Sono stati condotti esperimenti per misurare l’intensità della forza di Casimir, usando piastre di diversi materiali di forma piatta o curva venne quindi misurata la forza generata variando la distanza tra le piastre tra 1,4 e 1,5 nanometri verificando in pieno quanto intuito da Casimir . Scienziati come Sagan hanno poi proposto di sfruttare l’effetto Casimir per fini pratici, estraendo energia dal vuoto.
Nascono così le speculazioni teoriche avanzate sui sistemi di sfruttamento dell’antimateria per la propulsione di eventuali astronavi .Estrarre energia dal vuoto? Da ciò che un tempo era considerato il nulla? Forward ricercatore davvero originale espone il concetto di “batteria a fluttuazione del vuoto”, costituita da una spirale di alluminio ultrasottile elettricamente carica. Mentre la carica positiva mantiene distanti le estremità della spirale, la forza di Casimir cerca di avvicinarle. Se in questa situazione si lascia che la spirale si comprima lentamente, la forza di Casimir si trasformerà in energia elettrica utilizzabile. Una volta terminata la compressione si potrà ricaricare la “batteria” ricorrendo all’elettricità di una sorgente esterna, proprio come si fa con le normali batterie ricaricabili. Naturalmente la batteria a fluttuazione del vuoto è di fatto praticamente inutilizzabile ma l’intuizione si basa comunque sulle leggi della fisica e sulla realtà fenomenica della pressione negativa operante su scale infinitesimali.
Altri due ricercatori Morris e Thorne focalizzarono l’attenzione su queste potenzialità sostenendo in controtendenza che la maggior parte dei fisici ha di base una certa carenza di immaginazione quando affronta le equazioni che descrivono la materia e l’energia in condizioni molto più estreme di quelle che si trovano qui sulla Terra stimolando gli scienziati ad esplorare il profondo significato fisico della metrica spazio-temporale ricordando come la teoria di Newton fosse incompleta come nell’analisi dimostrata ampiamente da Einstein. L’antigravità è quindi un fenomeno reale? I test condotti sui sistemi di levitazione a superconduttori sembrerebbero condurre in tale direzione. Una buona teoria che sembra unificare soddisfacentemente relatività e quantistica è la teoria di Evans ricercatore di fama mondiale che appunto ammette l’antigravità e che conduce ricerche da anni sulla sua realizzazione. Una corsa contro il tempo è in atto da decenni tra le super_potenze da quando Casimir per primo intuì una possibile strada nella ricerca sull’anti gravitazione e di certo non possiamo ignorare che il vincitore di questa gara mondiale potrà certamente possedere una delle chiavi fondamentali dell’energia e della sua espressione nella Dinamica Universale senza dover sottostare più ad apparenti limiti e confini. Ma scoperte simili appartengono e lo speriamo tutti apparterranno sempre all’umanità e condividerle sarà sicuramente il segno di un’alba di un mondo nuovo e di un nuovo modo di concepire il nostro esistere in questo ed altri universi noti e sconosciuti magari attraversando il primo StarGate.
Francesco Alessandro Squillino