Foglie fossili e recupero delle biodiversità dopo l’estinzione del Cretaceo

Scritto da:
Leonardo Debbia
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1 minuto

I danni a foglie fossili provocati da insetti milioni di anni fa offrono nuovi elementi per una nuova valutazione sulle conseguenze dell’estinzione di massa che spazzò via i dinosauri alla fine del periodo Cretaceo.

Il team di scienziati che ha condotto lo studio, composto da ricercatori della Pennsylvania University, della Smithsonian Institution e del Consiglio Nazionale delle Ricerche dell’Argentina, ha analizzato foglie fossili in Patagonia, risalenti alla fascia temporale situata immediatamente oltre il limite Cretaceo-Paleogene (66 milioni di anni fa).

Morsi di insetti su una foglia fossile del tardo Cretaceo in Patagonia (credit: Michael Donovan / Penn State) 
Morsi di insetti su una foglia fossile del tardo Cretaceo in Patagonia (credit: Michael Donovan / Penn State)

I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Nature, Ecology & Evolution, costituiscono una prova importante di come gli ecosistemi terrestri dell’emisfero meridionale abbiano recuperato più velocemente degli ecosistemi dell’emisfero settentrionale, dopo l’impatto dell’asteroide che colpì Chicxulub, in Messico, circa 66 milioni di anni fa, decretando la fine del periodo Cretaceo.

“La maggior parte delle nostre conoscenze sulle risposte terrestri alla catastrofe ci viene dalla parte occidentale degli Stati Uniti, relativamente vicina al cratere Chicxulub, mentre si sa poco sulle reazioni degli ecosistemi nel resto del mondo”, afferma Michael Donovan, geologo della Penn State e autore leader dell’articolo. “Oggi, stiamo fornendo una nuova versione di quanto stava accadendo in quel periodo a molta distanza dall’area dell’impatto”.

Donovan e il team internazionale hanno studiato i resti di foglie della formazione Salamanca in Patagonia di cui si erano cibati insetti completamente scomparsi da quella regione durante l’evento di estinzione, confrontandole con altre foglie simili rinvenute nel Nord America.

Mentre precedenti studi avevano dimostrato che nel Nord America erano stati necessari nove milioni di anni per recuperare il livello di biodiversità del periodo precedente l’impatto, per quanto riguardava la Patagonia erano bastati quattro milioni di anni.

Scopo della ricerca era individuare la prova di questa differenza e trarne le conclusioni.

E’ ben conosciuta la sensibilità alle perturbazioni dei grandi cambiamenti ambientali che si ripercuotono sui rapporti tra gli insetti e le piante di cui questi si nutrono.

Si può ben capire quindi l’importanza delle tracce fossili che severi cambiamenti ambientali possono aver lasciato in questi antichi rapporti e, in senso lato, sugli ecosistemi dell’epoca.

“Gli insetti e le piante sono gli organismi multicellulari con la maggiore grande diversità, conosciuti anche per essere in grado di rispondere ai grandi cambiamenti climatici”, ribadisce Donovan. “Costituiscono quindi una grande risorsa per studiare il nostro passato”.

Il team ha analizzato 3646 foglie fossili della Patagonia alla ricerca dei morsi lasciati dai ‘minatori fogliari’, insetti lepidotteri così chiamati per il tipo di segni (lunghe gallerie come fanno i minatori) che le larve scavano all’interno delle lamine fogliari a scopo nutritivo.

Questi percorsi di alimentazione, insieme agli escrementi degli insetti, creano modelli distintivi che possono essere confrontati in siti diversi.

Gli studiosi non hanno trovato le prove che singole specie di questi insetti siano sopravvissute all’evento di estinzione di fine Cretaceo in Patagonia, e questo potrebbe significare che il lontano emisfero meridionale non offrì alcun rifugio agli insetti, come in un primo momento il team di Donovan aveva supposto.

“Non abbiamo prove della sopravvivenza di questi insetti in Patagonia”, afferma Donovan. “Ma quello che abbiamo trovato è un gruppo piuttosto eterogeneo di nuovi minatori fogliari che fecero la loro comparsa molto prima degli insetti del Nord America”.

I ricercatori hanno ipotizzato che la maggior distanza della Patagonia, rispetto al Nord America, dal cratere di impatto dell’asteroide sia stato il motivo principale del più rapido ripristino della diversità degli insetti nell’emisfero meridionale.

Leonardo Debbia