Lo sbadiglio contagioso delle scimmie bonobo

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto
Lo sbadiglio contagioso delle scimmie bonobo è il risultato di una loro abilità empatica, basata forse sul cogliere in maniera inconscia uno stato emozionale espresso da un altro individuo del gruppo, meglio se legato da vincolo parentale o di amicizia.
Lo sbadiglio contagioso delle scimmie bonobo è il risultato di una loro abilità empatica, basata forse sul cogliere in maniera inconscia uno stato emozionale espresso da un altro individuo del gruppo, meglio se legato da vincolo parentale o di amicizia.

Il contagio da sbadiglio, tanto diffuso tra gli esseri umani, che a volte può apparire un segno di noia o di fame, ha radici lontane. Da uno studio congiunto di due ricercatrici delle Università di Pisa e di Parma, è emerso che nelle scimmie bonobo (Pan paniscus), i nostri cugini a noi evolutivamente più prossimi assieme agli scimpanzé (Pan troglodytes), lo sbadiglio è contagioso e potrebbe avere una funzione emozionale e comunicativa, coma analogamente accade per gli esseri umani.

Elisa Demuru, del dipartimento di Biologia evolutiva e funzionale dell’Università di Parma e Elisabetta Palagi, dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Pisa, entrambe dipendenti del Museo della Certosa di Calci (Pisa) hanno pubblicato sulla rivista PlosOne lo studio “In Bonobos Yawn Contagion is higher among Kind and friends”.

Nel 2009, le due ricercatrici hanno seguito per tre mesi un gruppo di 12 bonobo (2 maschi, 6 femmine e 4 cuccioli) nel parco naturalistico di Apenheul, in Olanda, studiandone le abitudini ed il comportamento, con esclusione dei cuccioli, ritenuti “non contaminabili” dagli adulti.

I bonobo, contrariamente a quanto accade nei gruppi sociali umani e fra gli scimpanzé, vivono in comunità pacifiste, variabili sia nel numero che nella composizione degli individui, all’interno delle quali è assente la competitività, non esistendo una netta supremazia maschile mentre, al contrario, esiste la tendenza ad assistere le femmine, peraltro molto unite fra loro.

Elisabetta Palagi  (a sinistra nella foto) ed Elisa Demuru, cui si deve la ricerca sullo sbadiglio da contagio nelle comunità delle scimmie bonobo e la correlazione con i gruppi sociali umani.
Elisabetta Palagi (a sinistra nella foto) ed Elisa Demuru, cui si deve la ricerca sullo sbadiglio da contagio nelle comunità delle scimmie bonobo e la correlazione con i gruppi sociali umani.

“Abbiamo osservato che, analogamente a quanto accade per l’uomo, gli animali legati da rapporti di parentela o da vincolo di amicizia sono quelli che si contagiano maggiormente con lo sbadiglio e questo indipendentemente dalla distanza fisica. È sufficiente che un esemplare percepisca lo sbadiglio di un altro e prontamente risponde”, dice Elisabetta Palagi. “ Un dato interessante è che, mentre lo sbadiglio spontaneo avviene di norma nei momenti di relax, quello su contagio avviene indipendentemente dal contesto”.

Elisabetta Demuru puntualizza che il contagio da sbadiglio sembra essere un fenomeno evolutivamente recente, che segue norme diverse dallo sbadiglio spontaneo.

“Lo sbadiglio da contagio”- asserisce la studiosa – “è un meccanismo rapido, inconscio e pervasivo e, come nell’uomo, avviene entro il primo minuto”.

Le due scienziate hanno anche osservato che quando era una femmina ad emettere uno sbadiglio, il contagio diveniva maggiore. Le femmine, oltre ad essere il fulcro politico e sociale di una comunità, influivano quindi sullo stato emozionale del gruppo.

Dallo studio emerge pure che “il tasso di contagio non è uguale fra tutti gli individui, ma in una analisi condotta su modelli misti, avviene più frequentemente fra parenti e amici”.

“I dati raccolti nei bonobo rispecchiano quelli umani”, continua la Palagi. “Dal momento che la raccolta è stata fatta con le stesse tecniche, si può dire che sono completamente equiparabili”.

“E dal momento che i bonobo sono gli animali filogeneticamente più vicini all’uomo” – conclude la studiosa  – “la ricerca ci suggerisce una lettura simile dei due comportamenti. L’ipotesi è che questa capacità, dovuta a un cervello complesso, possa essere radicata nella biologia umana e quindi sia molto antica, probabilmente già presente nell’antenato comune da cui uomini e bonobo discendono”.

Leonardo Debbia
2 dicembre 2012