Creato un virus in grado di uccidere metà della popolazione mondiale

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Redazione
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Una notizia da temere arriva dall’Erasmus Medical Center di Rotterdam, nei Paesi Bassi, dove è stata realizzata una variante particolarmente contagiosa del virus influenzale dell’aviaria (H5N1). Un virus in grado di infettare milioni di persone e scatenare una pandemia.

Guidati da Ron Fouchier, gli scienziati, si sono resi conto che con sole cinque modificazioni genetiche è possibile trasformare il virus dell’aviaria in un temibile agente patogeno. L’esperimento è stato condotto sui furetti che hanno un sistema respiratorio simile a quello dell’uomo.

Una pandemia si verifica quando i virus influenzali sono sottoposto ad una modalità di mutazione. Nella fattispecie i virus di tipo A possono andare incontro a variazioni molto rimarcate o “shift antigenico” in seguito a questo shift si formano ceppi dal temibile potenziale patogeno in grado di dar luogo ad una pandemia.

La pandemia è in grado di colpire ben oltre il 40% della popolazione, contagiarlo ed ucciderlo. Secondo dati statistici uno shift si verifica con una cadenza ad intervalli variabile tra gli 11 ed i 42 anni. L’ultimo shift, avvenuto verso la fine degli anni 60, porta a pensare che la prossima pandemia possa essere imminente.

Sono senz’altro da citare le tre pandemie degli ultimi anni: la Spagnola (1918-1919 con un tasso di decessi pari a 40 milioni), l’Asiatica (1957-58 che dimezzò la popolazione asiatica) e l’Hong-Kong (1968-70 con mezzo milione di contagiati).

C’è indecisione sulla pubblicazione, o meno, della ricerca, farlo potrebbe trasformare il virus in una potentissima arma biologica. Critiche durissime arrivano dagli Stati Uniti. Come tuttavia sottolinea Fouchier: pubblicare lo studio aiuterebbe l’intera comunità scientifica nel progredire e prepararsi ad eventuali pandemie di H5N1. Stesso pulpito arriva da Milano, dal virologo Fabrizio Pergliasco che conclude con queste parole “Non pubblicare lascerebbe i ricercatori al buio su come rispondere ad un focolaio. Lo scambio di conoscenze è fondamentale per prevedere la reale gravità di una pandemia. L’aviaria era sì una “bestia” nuova, ma non apocalittica. Con un maggiore scambio di conoscenze la diffusione di informazioni sarebbe stata più precisa e meno allarmistica”.