La felicità è di chi la vive, e questo sembra valere in tutto il mondo

Scritto da:
Daniel Iversen
Durata:
1 minuto

Felice è quello che il felice lo fa, e questo vale, apparentemente, per tutti gli esseri umani del mondo. Non solo fare gli estroversi porta, in molte culture, a sentimenti positivi, ma le persone riferiscono anche di avere comportamenti più allegri quando si sentono liberi di essere se stessi.

Queste, insieme ad altre scoperte sono state pubblicate recentemente in Journal of Research in Personality, su un paper di Timothy Church, professore di psicologia di consulenza e dean associato in ricerca al College of Education of Washington State University. La ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation.

felicità

“Non siamo stati i primi a mostrare che essere più estroversi nei comportamenti quotidiani può portare a stati d’animo più positivi. Siamo però, probabilmente, i primi ad aver esteso queste scoperte anche in una varietà di altre culture“, dice Church.

Studi precedenti, come un paper del 2012 di William Fleeson, professore di psicologia alla Wake Forest University nella North Carolina, hanno mostrato che negli Stati Uniti gli introversi sentono il loro livello della felicità innalzarsi quando si dedicano a comportamenti estroversi, come per esempio sorridere a un passante o telefonare ad un vecchio amico.

Incuriosito, Church volle vedere se queste scoperte erano vere anche per culture non occidentali, quindi, con l’aiuto della sua squadra. osservò il comportamento e lo stato d’animo in studenti in college negli Stati Uniti, Venezuela, Cina, FIlippine e Giappone. Usando il modelo di rilevamento della personalità chiamato “Big Five” [1] trovò che, a tutti i livelli, le persone riportarono di aver avuto maggiori emozioni positive in quelle situazioni quotidiane dove si sentirono estroversi o agirono in tal modo.

Una seconda scoperta rivelò che gli studenti si sentirono più estroversi, graditi, coscienziosi, emozionalmente stabili e più aperti in generale, in quelle situazioni dove potevano scegliere come comportarsi, piuttosto che essere pressati da situazioni esterne.

Ciascuno dei tratti di personalità del modello”Big Five” – l’estroversione-introversione, gradevolezza-sgradevolezza, coscienziosità-negligenza, nevroticismo-stabilità emotiva, apertura mentale-chiusura mentale – è stato posto su una curva a campana, con le carattertistiche che variavano da un estremo all’altro. L’estroversione era al polo opposto rispetto all’introversione, per esempio, e la gradevolezza era all’opposto dell’antagonismo. In una giornata normale la maggior parte delle persone era situata più o meno nel mezzo.

Fino ad ora questo tipo di studi era stato condotto principalmente negli USA e in altri paesi occidentali, dove l’indipendenza e l’individualismo sono molto valorizzati.

Lo studio di Church è tra i primi a mostrare che questi risultati trascendono dalla cultura Occidentale e si possono applicare anche alle culture Asiatiche e Sud-Americane, piu orientate verso le relazioni e i gruppi..

Nel corso degli anni, Church e il suo team hanno usato il modello Big Five per investigare se i tratti della personalità avevano effetti simili sul comportamento e sullo stato d’animo in una varietà diversa di culture e fino ad ora hanno studiato persone in otto diverse nazioni , come Messico, Malaysia e Australia, e in tutte sono state documentate delle similitudini.

Globalmente gli psicologi della personalità hanno identificato similitudini in più di 60 paesi.

“Agli psicologi interculturali piace parlare di unità psichica”, dice Church. “A dispetto delle nostre differenze culturali, il modo in cui è organizzata la personalità delle persone sembra essere abbastanza comparabile nei diversi gruppi culturali. C’è anche un evidenza che mostra una base genetica nel 40 – 50 % della variazione dei tratti della personalità.”

Church sottolinea anche che mentre i tratti Big Five sembrano essere abbastanza universali, pare che le culture varino nell’espressione media di questi tratti, per esempio, alcune culture si presentano come più gregari o coscienziosi.

La nostra specie però, sia se essa si trova in Europa, Cina o Sud America, sembra valorizzare in maniera molto alta la felicità. Una veloce ricerca in Internet mostra un gran numero di articoli atti a trovare e mantenere la gioia tanto inafferrabile.

E c’è una buona ragione. Uno studio molto esauriente dell’University of Illinois, del 2011, ha visto che le persone felici tendono a vivere di più ed essere più sani rispetto ai loro coetanei tristi e cupi. Gli stati d’animo positivi aiutano a ridurre il livello di stress e rafforzare una buona risposta immunitaria, e danno addirittura una mano ad accorciare i tempi di guarigione del cuore dopo un intervento.

Le scoperte di Church indicano che essere più socievoli ed estroversi può aiutare ad incrementare il livello di felicità nella maggior parte, se non in tutte, le culture.

Similitudini nella personalità, e consci del fatto che noi umani siamo più simili diversi tra noi, possono anche ammorbidire relazioni internazionali e migliorare la comunicazione e la comprensione degli altri, fornendo anche l’abilità di prevedere il loro comportamento. E questo vale per società grandi e complesse come quella americana dove la popolazione sta crescendo e diventando sempre più diversificata.

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Five_(psicologia)
[2] http://medicalxpress.com/news/2014-04-outgoing-behavior-happier-humans.html

Daniel Iversen
18 aprile 2014