Patate su Marte

Scritto da:
Marco Ferrari
Durata:
1 minuto

Potrebbe davvero l’astronauta di “The Martian” sopravvivere di sole patate?

Nel film “Sopravissuto – The Martian”, il personaggio principale Mark Watney, che è per sua fortuna un botanico, viene abbandonato su Marte e deve contare solo sulla propria conoscenza per sopravvivere. L’equipaggio aveva preparato delle patate per la festa del Ringraziamento, Watney le recupera e crea un “orto”, ovviamente al chiuso, riportando il rosso suolo marziano, fertilizzandolo con gli escrementi, irrigandolo con acqua ottenuta dal combustibile, con un processo non certo privo di rischi, ed è poi in grado di sopravvivere grazie al raccolto.

patate
In linea di massima pare tutto plausibile ma occorre fare alcune considerazioni.

  • Le piante di solanacee sono terrestri, si sono evolute in condizioni di luce, gravità, particolari stati fisico-chimici e climatici tipici della Terra; e tali condizioni dovrebbero essere ricreate per evitare fitopatie da stress ambientali. Essendo una coltivazione extraterrestre inedita vi potrebbero essere dei collassi colturali per cause imprevedibili, e ciò sino a quando non disporremo di coltivazioni adatte alle condizioni del luogo oltre ad una tecnica colturale appropriata. Per questi motivi le rese potrebbero essere deludenti. Servirebbero serre riscaldate e illuminate con luci a spettro adatte meglio se a LED, basti pensare come l’irraggiamento solare massimo sul pianeta rosso sia di circa 590 W/m2 rispetto ai circa 1000 W/m2 sulla superficie della terra, senza tenere conto della polvere lasciata sulle strutture delle serre dopo le tempeste, da ripulire periodicamente.
Tramonto sul pianeta rosso dopo una tempesta di sabbia. Fonte NASA/Jpl
Tramonto sul pianeta rosso dopo una tempesta di sabbia. Fonte NASA/Jpl
  • Altra complicazione per il nostro sopravvissuto è che il suolo di Marte contiene composti perclorati, i quali sono caratterizzati da alta tossicità in quanto influenzano l’assorbimento dello iodio nel corpo umano. La presenza di tali perclorati nel terreno comprometterebbe, quindi, la salute dell’uomo danneggiando la funzionalità della tiroide. Sulla terra abbiamo taluni microbi che degradano i perclorati, e sono particolarmente utili per depurare l’acqua potabile, ottenendone energia. Tali microbi potrebbero in futuro essere impiegati in tal senso su Marte. Inoltre è stato riscontrato anche perossido di idrogeno, che è tossico. I terreni ad uso agricolo dovrebbero quindi essere preventivamente bonificati e migliorati strutturalmente, infatti hanno una tessitura eccessivamente fine. Sarebbe inoltre improbabile pensare di affrontare tutte le attività agricole marziane senza un minimo di meccanizzazione.
Panorama marziano. Fonte NASA
Panorama marziano. Fonte NASA
  • Essendo poi Marte un pianeta più piccolo della Terra dispone di atmosfera rarefatta, è pari a 1/100 di quella terrestre. Sul nostro pianeta l’azoto, indispensabile ai vegetali, è fissato anche da azoto-batteri simbiotici di alcune piante (ad es. alcune leguminose) prelevandolo dall’atmosfera e rendendolo poi disponibile sotto forma di nitrati. Sul pianeta rosso servono concimazioni azotate frazionate sul ciclo di sviluppo, in alternativa servono metodi chimico-fisici per rendere l’azoto presente assimilabile, oltre alla creazione di un ecosistema complesso che garantisca le opportune interazioni tra gli organismi per mantenere l’omeostasi (la stabilità del sistema biologico). La patata poi necessita anche di altri elementi, non basterebbero gli escrementi dell’equipaggio per rendere il suolo fertile. Fortunatamente l’acqua pare abbondare nel sottosuolo anche se salmastra o gelata, anch’essa andrebbe estratta e opportunamente trattata, lasciando stare l’idrazina.
Foto composta del suolo marziano scattata da Curiosity, Rover della Nasa inviato nel 2012. La granulometria del terreno fine comporta problemi di asfissia e ristagno idrico. Fonte Nasa/Jpl
Foto composta del suolo marziano scattata da Curiosity, Rover della Nasa inviato nel 2012. La granulometria del terreno fine comporta problemi di asfissia e ristagno idrico. Fonte Nasa/Jpl
  • Altra problematica legata ad una ridotta atmosfera è data dal livello di radiazioni GCR (raggi cosmici della galassia), SEP (particelle energetiche di fonte solare) tipiche delle tempeste solari. Non sarebbe possibile permanere all’esterno per lunghi periodi e sarebbe necessario disporre di serre schermate per le coltivazioni.
  • La dieta a base di sole patate la si può anche affrontare, ma non credo si possa resistere per ben quattro anni di vita attiva e con distanze da percorrere, aspettando di essere recuperati. Esistono popoli che si sostengono in larga parte con le patate, sulle Ande per esempio, oppure si rammenta come gli irlandesi nel diciottesimo secolo vivessero a patate ma entrambi possono e potevano fare integrazioni dietetiche con ridotte quantità di proteine e vitamine, quanto meno per evitare la carenza di vitamina A data da una mono-dieta a base di patate. Servirebbero integrazioni alimentari importanti per mantenere un buono stato di salute. Insomma un bel sacchetto di fagioli, ceci e piselli, fonti di fibre, proteine e minerali essenziali e antiossidanti da abbinare alle patate sarebbe stata proprio una bella idea. I fagioli ad esempio fissano l’azoto e richiedono pochissima acqua per crescere, inoltre ogni parte della pianta è commestibile.
Il Solar Heliospheric Observatory (SOHO) ha catturato queste immagini di espulsione di massa coronale (flare). Sulla sinistra è visibile Marte che non dispone di sufficiente atmosfera e di campi magnetici protettivi come il nostro pianeta. Fonte ESA/NASA/SOHO/GSF
Il Solar Heliospheric Observatory (SOHO) ha catturato queste immagini di espulsione di massa coronale (flare). Sulla sinistra è visibile Marte che non dispone di sufficiente atmosfera e di campi magnetici protettivi come il nostro pianeta. Fonte ESA/NASA/SOHO/GSF

  Sulla base di queste riflessioni appare abbastanza improbabile che nella realtà si possa vincere una sfida del genere, anche con un alleato di tutto rispetto come la patata.

Marco Ferrari