Letters from Cyborg and Androids

Scritto da:
Francesco Alessandro Squillino
Durata:
1 minuto

Esiste una nuova frontiera nel nostro continuo progresso tecnico-scientifico che nel tentativo di trascendere limiti ed ostacoli trae ispirazione dalle più avanzate idee e realizzazioni, analizza, separa per poi riunire nuovamente progettualmente Uomo e Macchina, alla ricerca di soluzioni utili alle persone che per i motivi più diversi hanno bisogno di un concreto aiuto e supporto nella risoluzione,nel superamento di limiti fisici presenti e di rado altrimenti superabili. È necessaria una preliminare distinzione tra due termini che oggi vengono spesso assimilati e confusi tra loro non considerandone invece la notevole differenza: “Il Cyborg e L’Androide”.

Il Cyborg è un organismo cibernetico derivante dalla mescolanza di elementi artificiali con un organismo biologico. Il termine deriva dalla contrazione delle parole Cybernetic Organism introdotto in ambito medico per la prima volta nel 1960 da Manfred e da Clynese Nathan Kline scienziati immersi nei loro studi sulla sostenibilità della vita umana in ambienti extra-gravitari, con apporto di integrazioni cibernetiche per adattare il corpo umano a nuove condizioni. Androide invece è l’essere artificiale con parvenze umane che può anche integrare elementi biologici esclusivamente finalizzati a renderlo più esteticamente simile all’essere umano. Nei laboratori cibernetici mondiali concentrati nei paesi a più alta tecnologia del pianeta da molti anni una ricerca condotta dagli scienziati più promettenti nel settore della biomeccanica applicata sperimenta e realizza progetti neurali-fisio-protesici appunto gli “Esoscheletri”. I nomi conosciuti oggi sono: Exoskeleton Walking Aid, Istituto Mihailo Pupin, Yugoslavia, Lower Extremity,Exoskeleton Bleex, Powered Lower Limb Orthosis Università del Michigan. USA Robo Knee Yobotics, Ciberdyne System Università Tsukuba Giappone Power Assisting Suit Kanagawa-Institute-Technology, Giappone, NTU_Exoskeleton, Nanyang Technological University, Singapore Wearable Walking Helper, Università, Tohoku, Giappone.

Questi i nomi conosciuti dei Sistemi Avanzati Complessi di prima derivazione sperimentale militare in questo caso provvidenziali per ipotizzare una giusta speranza per chi non riesce più a muoversi spazialmente, compiere gesti di lavoro quotidiano, interagire completamente con l’ambiente e naturalmente camminare. Apparecchiature cibernetiche, gli esoscheletri, sono frutto di altissima tecnologia e sono costituiti da speciali “strutture ossee” esterne, utilizzate anche da lavoratori specializzati che necessitano di vicariare alcune funzione motorie e di supporto strutturale o solo per posizionare e sollevare carichi pesanti. Ma la notizia davvero straordinaria con la consulenza diretta e consiglio dei portatori di handicap, proviene dai nuovi ricercatori che stanno cercando di mettere a disposizione la stessa tecnologia ai medici che si occupano di riabilitazione post-operatoria e post-traumatica.

In tal senso i ricercatori di Berkeley hanno realizzato strutture robotiche per integrare stampelle e sedia a rotelle consentendo valutando caso per caso ad esempio ai paraplegici e portatori di handicap di alzarsi autonomamente sulle proprie gambe e deambulare. Il prototipo di esoscheletro denominato “eLegs”, gambe elettroniche, è fornito di una serie di sistemi dinamici e di sensori pressori che gestiscono il movimento delle articolazioni in modo tale che la deambulazione sia il più possibile sciolta e di corretto grounding in appoggio. Dotato di una speciale batteria ricaricabile con autonomia di circa otto ore a partire dalla seconda metà del 2012, eLegs sarà disponibile nei centri di riabilitazione americani per essere ancora testato, collaudato, verificato con supervisione di personale riabilitativo specializzato in neuro-bio-meccanica.

L’esoscheletro denominato “Rex” realizzato da Rex Bionics non necessita del supporto delle stampelle e da solo sostiene il peso del corpo della persona che lo indossa lasciandole completa libertà di movimento delle mani. La risposta del Giappone è nella macchina denominata “Hal” prodotta dalla Cyberdine presentata come uno strumento pressoché definitivo per la mobility con una la tecnologia che permette al paziente di compiere praticamente tutta la gamma dei  movimenti di un uomo normale compreso alzare pesi con autonomia di batteria inferiore però a circa 3 ore. “Hal” è già sul mercato in Giappone ma ne è consentito al momento soltanto il noleggio. La tecnologia a tutt’oggi è in fase di ulteriore avanzatissimo sviluppo e molte sono le aziende che stanno sperimentando e costruendo soluzioni robotiche simili. Quello che unisce questa particolare ed avanzata  ricerca che coniuga tecnologia ed umana progressione è sicuramente quindi il desiderio di poter contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone con gravi problemi di movimento ed handicap tra i più vari e costretti da eventi traumatici, dalle malattie spinali e muscolari su di una sedia a rotelle ma che grazie alla ricerca possono oggi ragionevolmente aprirsi ad una maggiore speranza speriamo naturalmente sempre liberamente scelta e condivisa socialmente,magari fruibile da tutti e per tutti senza distinzione alcuna.

Francesco Alessandro Squillino