Il cervello suggerisce quali sono le carezze piacevoli

Scritto da:
Caterina Stabile
Durata:
1 minuto

Le carezze che consideriamo piacevoli non vengono oggettivamente registrate dal cervello perché non sono le carezze in sé ad attivare l’area responsabile del piacere, ma i significati emozionali che gli attribuiamo, per questo alcune carezze piacciono di più rispetto ad altre. Infatti, l’area del cervello che si attiva quando qualcuno ci accarezza procurandoci piacere è la corteccia somatosensoriale primaria: una zona del cervello non interessata solo al senso basico del tatto, ma anche alle sue qualità emozionali. Quindi la valutazione del piacere dipende da chi ci coccola e dal contesto in cui ci si trova: le sensazioni tattili che provocano piacere non prescindono dalle emozioni che si avvertono in quel momento. Questa scoperta proviene da alcuni neuroscienziati del California Institute of Technology (Caltech), i quali hanno realizzato uno studio volto ad esaminare i legami tra tatto ed emozioni, positive o negative che siano, in base al soggetto che produce lo stimolo e a quello che lo riceve.

I ricercatori hanno sottolineato che il piacere provocato dalle carezze non è svincolato dal soggetto che le donava dopo avere misurato, attraverso uno scanner per la risonanza magnetica funzionale, l’attivazione cerebrale in soggetti di sesso maschile ed eterosessuali. I partecipanti hanno preso parte ad un esperimento che prevedeva la ricezione di carezze sulle gambe in due situazioni diverse: nella prima, mentre osservavano un video di una donna attraente chinata su di loro per accarezzarli; nella seconda, invece, osservavano un video di un uomo intento nella stessa attività. La mano che accarezzava era sempre la stessa mano femminile. I volontari hanno definito l’esperienza piacevole nel primo caso e spiacevole nel secondo caso e l’attività della corteccia somatosensoriale primaria ha evidenziato come l’esperienza fosse stata diversamente vissuta dai partecipanti. Michael Spezio, visiting professor al Caltech ha dichiarato: “Abbiamo dimostrato per la prima volta che questa area della corteccia, la regione cerebrale che codifica le proprietà di base del tatto (ruvido/liscio) è sensibile anche al significato sociale. Si è sempre pensato che ci fossero schemi separati per gli aspetti fisici del contatto fisico e per il modo in cui lo interpretiamo dal punto di vista emozionale, cioè piacevole o negativo. Lo studio dimostra invece che l’emozione è coinvolta negli stadi primari del tatto”.

 Caterina Stabile