I viaggiatori dello spazio

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

A detta degli astronomi, quest’anno, alzando gli occhi al cielo, ci saranno  molte cose da vedere.

Pare infatti che il cielo del 2013 ci abbia riservato diversi “spettacoli” cui assistere, dalla caduta di meteoriti al passaggio di ben tre comete, senza contare due eclissi di luna e le immancabili “stelle cadenti” del mese di agosto.

Del primo evento abbiamo avuto una drammatica dimostrazione nel mese scorso assistendo ai fatti accaduti nel cielo della Russia, solcato dai bolidi luminosi che precipitavano su città e persone e le cui immagini ci hanno mostrato tutta la nostra vulnerabilità di fronte a fenomeni del genere.

I passaggi degli asteroidi Apophis e 2012 DA14 possono essere invece tranquillamente archiviati, dato che si sono verificati rispettivamente il 9 gennaio e il 15 febbraio senza che alcun inconveniente ci abbia turbato.

Ora attendiamo l’arrivo, o meglio il passaggio, delle comete annunciate.

Per la prima metà del mese di marzo infatti, dal giorno 10 per la precisione, farà la sua comparsa nei nostri cieli la prima cometa di quest’anno, la PanSTARRS (Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System, dal nome del telescopio delle Hawaii che per primo l’ ha avvistata il 6 giugno 2011.

Il nome dato dagli astronomi è in realtà C/2011 L4, ma tra la gente comune è divenuta subito popolare come “la cometa di Pasqua”.

cometa-pasqua

Tra il 10 e il 15 di marzo la cometa passerà a “soli” 45 milioni di chilometri dalla Terra. Quando fu scoperta si trovava a 1,2 miliardi di chilometri dal nostro pianeta, presumibilmente  nella nube di Oort. Ha un’orbita di rotazione attorno al Sole molto lunga (circa 110mila anni) per cui viene definita una cometa “aperiodica”, una cometa cioè la cui orbita è difficilmente calcolabile e quindi la distanza dalla Terra da cui transiterà potrà essere oggetto di qualche correzione.

Gli astronomi sono comunque del parere che si potrà vedere ad occhio nudo.

“Per poterla osservare”, spiega l’astrofisico Gianluca Masi, del Planetario di Roma “si dovrà guardare verso ovest, subito dopo il tramonto”.

La cometa apparirà bassa sull’orizzonte, ma dovrebbe essere ben visibile dal momento che la sua magnitudo avrà il valore 2, come la stella polare.

La seconda visitatrice sarà la cometa di Lemmon, avvistata dal telescopio del Monte Lemmon in Arizona il 23 marzo 2012. Già visibile nell’emisfero australe, per noi lo diventerà verso la metà del mese di aprile. La descrivono provvista di una coda verdastra e, al momento, viene giudicata la più bella delle tre.

La terza cometa, chiamata anche la “cometa di Natale”, perché si avvisterà solo verso fine anno, tra novembre 2013 e gennaio 2014, sarà la cometa Ison.

La sonda spaziale americana Deep Impact ha provveduto a fotografarla da 793 milioni di chilometri. Gli astronomi dicono che sarà la più splendente, a causa del suo passaggio nelle vicinanze del Sole, che la renderà più splendente della Luna, per cui dovrebbe essere facilmente visibile anche di giorno.

Gianluca Masi assicura che passerà a 1,5 chilometri dal Sole e che “potrebbe diventare molto luminosa in prossimità del suo massimo avvicinamento”.

Però, è proprio il passaggio attraverso l’atmosfera solare che potrebbe costituire un pericolo per la cometa: l’elevatissimo calore potrebbe frantumarla. Se questo non accadrà, nel mese di dicembre la sua luminosità aumenterà fino al suo massimo, il giorno 26, e quindi, con l’anno nuovo, diminuirà gradualmente per scomparire alla vista.

Ma cosa è effettivamente una cometa?

Una cometa è un corpo celeste simile ad un asteroide, relativamente piccolo quindi, ma soprattutto molto differente nella composizione, dato che è costituito soprattutto di ghiaccio o, per meglio dire, di sostanze volatili, come biossido di carbonio, metano e acqua allo stato solido, aggregati con polveri e minerali vari. La sublimazione di queste sostanze, il passaggio cioè dallo stato solido allo stato gassoso in prossimità del Sole provoca la formazione della chioma e della coda che per effetto del vento solare e della pressione, si trova sempre in posizione opposta rispetto al Sole.

     A sinistra: la cometa Holmes nel 2007, con la caratteristica coda ionica di colore blu.       A destra: posizione delle code delle comete rispetto al Sole
A sinistra: la cometa Holmes nel 2007, con la caratteristica coda ionica di colore blu.
A destra: posizione delle code delle comete rispetto al Sole

Le comete che appartengono al nostro Sistema Solare hanno orbite ellittiche molto ampie, esterne anche all’orbita di Plutone, il pianeta più lontano dalla Terra.

Ma da dove provengono le comete?

Secondo gli studiosi si tratta di materiale derivato dalla disgregazione di una nebulosa da cui si originò uno dei tanti sistemi solari.

Nel passato le comete non hanno goduto di buona fama. Anzi! Venivano considerate portatrici di sventure o guerre o, nel migliore dei casi, di un raccolto gramo o di una qualche pestilenza.

Da tempo riabilitate e assurte alla considerazione degli studiosi per l’importanza rivestita nell’ambito dei corpi celesti, oggi sono addirittura viste, secondo i fautori della teoria della panspermia, come portatrici di vita.

Questa teoria è antica, risale al filosofo greco Anassagora, ma è stata ripresa da  Lord Kelvin nell’800 e dal fisico britannico Hoyle negli anni ’60 del secolo scorso. Secondo questa teoria, i semi della vita sarebbero sparsi nell’Universo e quindi la vita sulla Terra sarebbe arrivata dallo spazio.

Questa conclusione è stata sposata anche da qualche studioso attuale, dopo la scoperta di lunghe molecole di ammine, precursori di molecole organiche come il DNA, rinvenute nei grani di polvere della cometa Wild 2 nel 2004.

Leonardo Debbia
15 marzo 2013