L’infanzia dei vostri antenati potrebbe essere scritta nel DNA

Scritto da:
Daniel Iversen
Durata:
1 minuto
Alison Mackey/DISCOVER
Alison Mackey/DISCOVER

Le difficoltà oppure le grandi avventure vissute dai vostri antenati durante la loro infanzia potrebbero essere stati capaci di alterare la vostra personalità, trasmettervi ansietà oppure controllo, grazie all’alterazione epigenetica dell’espressione di alcuni geni presenti nel cervello. [1]

Darwin e Freud entrano in un bar. Due topi alcolizzati, la madre con suo figlio, siedono su degli sgabelli al banco, sorseggiando del gin.

La mamma topo alza lo sguardo e dice: “Ehi voi, geni, spiegatemi come mai mio figlio è in questo cattivo stato!”

“Cattiva eredità”, dice Darwin.

“Cattiva educazione”, dice Freud.

Per più di un secolo queste due visioni, natura o educazione, biologia o psicologia, hanno offerto diverse spiegazioni su come si sviluppano e persistono certi comportamenti, non solo per quanto riguarda un singolo individuo ma attraverso intere generazioni.

Poi, nel 1992, due giovani scienziati, seguendo le orme di Freud e Darwin, finirono per entrare veramente in un bar. Prima di uscirne, e dopo un paio di birre, avevano già iniziato a forgiare una nuova e rivoluzionaria sintesi su come le esperienze di vita possono influenzare direttamente i vostri geni, e non solo le vostre esperienze ma anche quelle di vostra madre, di vostra nonna, bisnonna e oltre.

Il bar si trova a Madrid, dove il più vecchio centro spagnolo per lo studio della neurobiologia, il Cajal Institute, tenne un meeting internazionale.

Moshe Szyf, genetista e biologo molecolare presso la McGill University a Montreal, non aveva mai studiato psicologia o neurologia, ma era stato convinto a partecipare a questo meeting da un collega il quale pensava che il suo lavoro potesse trarre delle applicazioni. Allo stesso modo anche Michael Meaney, neurobiologo della McGill, era stato convinto a partecipare dal suo collega, il quale pensava che le sue ricerche sui modelli di abbandono materno negli animali potessero trarre beneficio dalla prospettiva di Szyf.

Michael Meaney, neurobiologo (Owen Egan/McGill University)
Michael Meaney, neurobiologo (Owen Egan/McGill University)

“Mi ricordo ancora del posto, era un bar all’angolo, specializzato in pizza” dice Meaney. “Moshe, essendo ebreo, era interessato a cibi kosher. La birra è kosher. Moshe la può bere dovunque. Io sono irlandese. Era perfetto”.

I due si trovarono impegnati in una conversazione animata su una nuova scottante linea di ricerca in genetica. Dagli anni 70 i ricercatori sapevano che i gomitoli altamente ripiegati di DNA, all’interno del nucleo cellulare, avevano bisogno di qualcosa di più per dire esattamente quali geni trascrivere, in dipendenza del fatto che si trattasse di una cellula cardiaca, epatica o cerebrale..

Questo elemento extra è il gruppo metile, una componente strutturale comune nelle molecole organiche. Funziona come un segnalibro dentro un libro di cucina, attaccandosi al DNA all’interno di ogni cellula per selezionare solo le ricette – ossia i geni – necessari per quella particolare proteina cellulare. Visto che i gruppi metili sono stati aggiunti successivamente per via enzimatica ma non facevano parte del DNA così com’era stato sintetizzato originariamente, questo campo di studio è stato nominato “epigenetica“, dal prefisso greco “Epi” (ciò che sta sopra). [2]

In origine si è ritenuto che questi cambiamenti epigenetici si verificassero soltanto durante lo sviluppo fetale. Tuttavia vari studi pioneristici hanno dimostrato che queste “maniglie” molecolari potevano aggiungersi al DNA anche in età adulta, scatenando una cascata di cambiamenti a livello cellulare che sarebbero in grado di portare anche al cancro. Alcune volte i gruppi metilici si attaccano al DNA grazie a cambiamenti nella dieta; altre volte, sembrerebbe, a causa dell’esposizione a certi agenti chimici. Szyf ha mostrato che correggere certi cambiamenti epigenetici tramite farmaci può curare alcuni tumori negli animali.

Moshe Szyf, biologo molecolare e genetista. (McGill University)
Moshe Szyf, biologo molecolare e genetista. (McGill University)

I genetisti furono particolarmente sorpresi nel vedere che i cambiamenti epigenetici possono essere tramandati da padre a figlio, generazione dopo generazione. Uno studio di Randy Jirtle della Duke University ha mostrato che quando le femmine di topo venivano nutrite con una dieta ricca in gruppi metile, il pigmento nella pelliccia della successiva prole veniva alterato in modo permanente. Senza nessun tipo di modificazione del DNA, i gruppi metile potevano venire aggiunti o sottratti, ed i cambiamenti erano ereditati in maniera molto simile a quanto avviene dopo la mutazione di un gene..

Durante quell’incontro al bar di Madrid, Szyf e Meaney considerarono un’ipotesi improbabile quanto profonda: se sia la dieta che gli agenti chimici potevano causare cambiamenti epigenetici, si potrebbero avere gli stessi effetti anche con alcune forti esperienze di vita, come abbandono minorile, abuso di droga o altri grandi stress?  Possono certe esperienze cambiare epigeneticamente il DNA all’interno dei neuroni del cervello di una persona?

Questa domanda si è rivelata essere la base per lo sviluppo di un nuovo campo della scienza, l’epigenetica comportamentale, così vibrante da aver generato decine di nuovi studi e suggerito trattamenti nuovi e profondi nella cura del cervello.

Secondo le nuove intuizioni dell’epigenetica comportamentale, esperienze traumatiche del nostro passato , o nel recente passato dei nostri antenati, lascerebbero delle cicatrici molecolari sul nostro DNA. Gli ebrei i cui bisnonni sono stati cacciati dalle loro shetetls russe, cinesi i cui loro nonni vissero le devastazioni della Rivoluzione Cuturale, giovani immigrati africani i cui genitori sono sopravissuti a massacri, adulti di ogni etnia cresciuti con genitori alcolizzati o violenti, tutti loro portano con se qualcosa di più di sole memorie.

Come limo depositato sugli ingranaggi di una macchina finemente ottimizzata, dopo che l’acqua di uno tsunami retrocede, le nostre esperienze, e quelle dei nostri antenati, non se ne sono mai andate, anche se le abbiamo dimenticate. Sono diventate una parte di noi, un residuo molecolare che si tiene attaccato alla nostra impalcatura genetica. Il DNA rimane lo stesso, ma le tendenze psicologiche e comportamentali sono ereditate. Potreste quindi aver tramandato da vostra nonna non solo le vostre ginocchia bitorzolute, ma anche la sua predisposizione alla depressione, causata dalla negligenza di cui ha sofferto da neonata.

Oppure no. Se vostra nonna fu adottata da genitori amorevoli, potreste godere del sostegno che ricevette grazie al loro amore e supporto. Il meccanismo dell’epigenetica comportamentale sottolinea non solo i difetti e le debolezze ma anche i punti di forza e l’elasticità in risposta agli stimoli. E per chi avesse la sfortuna di discendere da nonni vissuti in miseria o avarizia , nuovi trattamenti medici emergenti potrebbero un giorno resettare non soltanto l’umore ma anche gli stessi cambiamenti epigenetici. Come il vecchio vestito passato dalla nonna, lo potete indossare così com’è oppure farlo modificare.  Il genoma è stato a lungo considerato come il codice della vita, ma l’epigenoma è la lavagnetta magica: scuotetelo abbastanza forte e potrete ripulire la maledizione della vostra famiglia.

Genetica Voodoo

Epigenetica, in sintesi (Jay Smith/Discover)
Epigenetica, in sintesi (Jay Smith/Discover)

Vent’anni dopo l’aver aiutato a scatenare una rivoluzione, Meaney è seduto dietro un tavolo in noce che funge da sua scrivania. Siamo in gennaio e una tempesta di neve ha depositato venti centimetri di neve fuori dalle finestre panoramiche che costeggiano il suo ufficio, al quarto piano presso l’Istituto Douglas, una filiale specializzata in salute mentale della McGill. Ha l’aspetto arruffato e i capelli brizzolati proprio come qualcuno appena trovato su una pista di sci, precisamente il posto dove sta pianificando di passare il suo weekend. Sul pavimento giacciono dei palloncini di elio a varie fasi di sgonfiamento. “Auguri per il 60esimo compleanno!” si legge su uno.

Sono sempre stato interessato su cosa rende le persone diverse dalle altre” dice “Il modo in cui siamo, come ci comportiamo: alcuni sono ottimisti e altri pessimisti. Cosa produce queste variazioni? L’evoluzione seleziona quella che ha più successo, ma cos’è che da l’acqua al mulino?”

Meaney ha perseguito la comprensione delle differenze individuali studiando le abitudini di allevamento della prole dei ratti madre e su come queste causi cambiamenti permanenti sulla progenie. Ricerche risalenti agli anni 50 hanno mostrato che ratti maneggiati da umani per anche solo tra i 5 e 15 minuti al giorno durante le prime tre settimane di vita crescevano più calmi e meno reattivi a eventi ambientali stressanti, in confronto ai loro corrispettivi non manipolati. Cercando di sbrogliare il meccanismo che sta dietro ad un effetto cosi duraturo, Meaney e altri hanno stabilito che questi vantaggi non vengono trasmessi dal maneggiamento umano. Piuttosto, questo ha semplicemente fatto si che le madri di ratto leccassero ed effettuassero grooming più spesso ai loro piccoli, e si impegnassero maggiormente in un comportamento chiamato arched-back nursing, dove la madre da ai cuccioli maggiore spazio sotto il suo ventre.

Riguarda tutto la stimolazione tattile” dice Meaney.

In una pietra miliare del 1997, sulla rivista Science, ha mostrato come variazioni naturali nel numero di leccate e grooming ricevuti durante l’infanzia abbia un effetto diretto su come l’ormone dello stress, incluso il corticosterone, veniva poi espresso da adulto. Più leccate da cuccioli, e meno ormoni dello stress da grandi. Un pò come se la madre leccasse via anche i gruppi metile . La cosa che il paper però non spiegava era come una cosa del genere fosse possibile.

Quello che facemmo fino a quel punto era di identificare la cura materna e la sua influenza su geni specifici” spiega Meaney. “L’epigenetica però non era un argomento di cui sapevo molto”

Fu lì che incontrò Szyf

Eredità post-natale

Alison Mackey/DISCOVER
Alison Mackey/DISCOVER

“Stavo per diventare dentista”, dice ridendo Szyf. Piccolo, pallido e calvo, è seduto in un piccolo ufficio sul retro del suo vivace laboratorio, così spartano che contiene solo una singola immagine: una fotografia di due embrioni nell’utero.

Avendo avuto il bisogno di scrivere la tesi alla fine del 1970 per il suo dottorato in odontoiatria alla Hebrew University di Gerusalemme, Szyf incontrò un giovane professore di biochimica chiamato Aharon Razin, che aveva recentemente fatto colpo pubblicando i suoi primi nuovi studi in alcune delle riviste scientifiche più famose al mondo. Questi studi furono i primi a mostrare che l’azione dei geni poteva essere manipolato da strutture chiamate gruppi metile, un argomento di cui Szyf non sapeva praticamente nulla. Aveva però bisogno di un consulente per la tesi, e Razin era li, cosi Szyf si trovò travolto da questa nuova branca calda dell’epigenetica e non tornò più indietro.

Fino all’avvento di ricercatori come Razin, la sequenza fondamentale su come i geni si trascrivono nella cellula era semplice e lineare: il DNA è il codice principale che risiede nel nucleo di ogni cellula e il RNA trascrive il codice per costruire qualsiasi proteina la cellula necessita. Poi alcuni colleghi di Razin mostrarono che i gruppi metile possono attaccarsi alla citosina, una delle basi presenti nel DNA e nell’RNA.

Fu Razin, lavorando con il suo collega biochimico Howard Cedar, che mostrò l’importanza di questi attacchi: non erano solo qualcosa di breve e di poco significato. I gruppi metilici potrebbero sposarsi in maniera permanente al DNA, e essere replicati insieme ad esso attraverso centinaia di generazioni.

E come in ogni buon matrimonio, inoltre, l’innesto dei gruppi metilici altera significativamente il comportamento di qualsiasi gene con il quale si sposano, inibendo la sua trascrizione, un pò come una moglie gelosa. Razin e Cedar lo hanno dimostrato avvitando l’elica di DNA una volta che è stretta intorno  a una bobina molecolare, chiamata istone, all’interno del nucleo. Più è avvitata strettamente, più è difficile produrre proteine da quel gene.

Considerate cosa ciò vuol dire: senza una mutazione al codice del DNA stesso, il gruppo metilico che vi è attaccato causa cambiamenti a lungo termine ed ereditabili nella funzione di quel gene. Altre molecole, chiamate gruppi acetile, giocano un ruolo opposto, districando il DNA dagli istoni, e facilitando l’RNA nel trascrivere un dato gene.

Quando Szyf arrivò alla fine degli anni 80, McGill era già diventato un esperto di cambiamenti epigenetici. Prima di incontrare Meaney non aveva mai immaginato però che tali cambiamenti potessero avvenire nel cervello, semplicemente per via del tipo di  cure materne.

All’inizio sembrava come il voodoo” ammette Szyf. “Per un biologo molecolare, tutto quello che non ha un chiaro sentiero molecolare non può essere una scienza seria. Più parlammo però, più realizzai che le cure materne potevano in effetti essere capaci di causare delle modifiche nella metilazione del DNA, per quanto folle ci sembrasse. Io e Michael decidemmo quindi che avremmo fatto degli esperimenti per venirne a capo”.

In realtà iniziarono a fare una serie di esperimenti elaborati. Con l’assistenza di ricercatori post-dottorandi cominciarono con il selezionare madri di ratti con un elevato grado di attenzione oppure madri facilmente distraibili. Una volta che un piccolo diveniva adulto, la squadra ne esaminava l’ippocampo, una regione del cervello essenziale per regolare la risposta allo stress. Nei figli delle madri con un basso grado di attenzione, trovarono che i geni che regolavano la produzione di recettori per ormoni glucocorticoidi, che regolano la sensibilità agli ormoni dello stress, erano altamente metilati; nei cuccioli invece della madri più amorevoli, i geni per questi recettori erano metilati solo raramente.

Buone e cattive madri nei ratti (Thinkstock)
Buone e cattive madri nei ratti (Thinkstock)

La metilazione non fa altro che rendere il tutto più complicato. Quindi, quando si tratta di trascrivere il gene affetto, è meglio che sia poco metilato. In questo caso la metilazione associata alla scarsa cura parentale ha impedito la trascrizione di un numero normale di recettori glucorticoidi nell’ippocampo del piccolo. Cosi, in mancanza di recettori sufficienti questi ratti sono cresciuti fino a diventare degli esemplari esauriti dallo stress.

Per dimostrare che gli effetti erano dovuti principalmente al comportamento della madre e non ai suoi geni, Meaney e i suoi colleghi fecero un secondo esperimento. Presero piccoli di ratto partoriti da madri poco attente e le diedero a madri attente, e vice versa. Come previsto, quelli nati da madri attente ma cresciute con madri disattente crebbero con livelli bassi di recettori di glucocorticoidi nei loro ippocampi e si comportarono in maniera volubile. Dall’altra parte, quelli nati da madri disattente ma che crebbero con madri amorevoli diventarono calmi e tranquilli, con alti livelli di recettori di glucocorticoidi.

Prima di pubblicare le loro scoperte, Meaney e Szfy condussero un terzo e cruciale esperimento, sperando di mettere un pò  a tacere gli inevitabili scettici che si sarebbero messi a questionare sui loro risultati.

Dopo tutto ci si potrebbe chiedere: e se i cambiamenti epigenetici osservati nel cervello dei ratti non fossero direttamente causati dal cambiamento comportamentale degli adulti, ma fossero invece un effetto collaterale ?

Freud certamente conosceva il potere duraturo che hanno le cattive madri nel rovinare la vita delle persone. Forse quindi gli effetti emotivi non erano legati al cambiamento epigenetico.

Per verificare questa possibilità, Meaney e Szyf presero un’altra cucciolata di ratti cresciuti da pessime madri e questa volta, a danno avvenuto, infusero i loro cervelli con trichostatina A, sostanza capace di rimuovere i gruppi metili. Gli animali non mostrarono nessuno dei soliti deficit comportamentali di quel tipo di prole e nei loro cervelli non si è visto nessun cambiamento epigenetico.

“Era strano pensare che avrebbe funzionato  iniettandolo direttamente nel cervello” dice Szyf, “Ma così è stato. Era come riavviare un computer.”

Nonostante tali prove apparentemente schiaccianti, dopo la pubblicazione uno dei recensori della rivista si rifiutò di crederci, affermando che non aveva mai visto prima alcuna prova che il comportamento della madre potesse portare a un qualche cambiamento epigenetico.

I tre esperimenti (Jay Smith/DISCOVER)
I tre esperimenti (Jay Smith/DISCOVER)

“Certo che non l’aveva mai visto” dice Szyf. “Non ci saremmo presi la briga di riportare lo studio se fosse già stato dimostrato”.

Alla fine, il loro paper di riferimento “Epigenetic programming by maternal behavior” fu pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience nel giugno 2004.

Meaney e Szyf hanno dimostrato qualcosa di incredibile. Chiamatela eredità post-natale: senza nessun cambiamento al loro codice genetico i cuccioli di ratto hanno comunque acquisito degli allegati genetici causati solamente dalle modalità del loro allevamento: le aggiunte epigenetiche dei gruppi metilici spuntano come ombrelli fuori dalle porte degli ascensori dei loro istoni, complicando il lavoro e alternado la funzione del cervello.

Il ritmo continua
Meaney e Szyf hanno insieme pubblicato più di una ventina di papers, trovando prove di cambiamenti epigenetici su molti altri geni attivi nel cervello..

In maniera forse ancora più significativa hanno visto che, nei roditori, madri poco attente causano la metilazione dei geni per i recettori degli estrogeni situati nel cervello. Quando questi piccoli crescono, il minor numero di questi recettori li rende meno attenti degli altrii, e quindi il ritmo continua. Questo studio è stato condotto da Frances Champagne, allora laureando nel laboratorio di Meaney e ora professore associato con il proprio laboratorio alla Columbia University a New York.

Con gli esperimenti sugli animali che continuano a ritmo sostenuto, Szyf e Meaney hanno aperto il prossimo grande capitolo sullo studio dell’epigenetica comportamentale: gli studi umani. In un paper del 2008 hanno confrontato i cervelli di persone morte per suicidio con cervelli di persone morte improvvisamente per fattori diversi, trovando che nei primi era presente un eccesso di metilazione nei geni dell’ippocampo, regione fondamentale per l’acquisizione della memoria e risposta allo stress. Hanno visto poi che la metilazione era addirittura maggiore se le vittime di suicidio erano anche state abusate da bambini.

Perché un vostro amico non riesce a mettere una pietra sopra a una educazione violenta, data da una madre distante?

Perché non può semplicemente uscirne? Il motivo potrebbe essere dovuto proprio ai gruppi metilici che sono stati aggiunti durante l’infanzia ai geni del suo cervello, ammanettando così il suo stato d’animo a sentimenti di paura e disperazione.

E’ ovviamente impossibile prendere dei campioni da cervelli di persone viventi. Esaminare campioni di sangue invece è ormai routine e Szyf se ne sta servendo per cercare alcuni segni di metilazione epigenetica. Se questo non bastasse nel 2011 riportò un analisi di un intero genoma, ottenuto tramite campioni di sangue di 40 uomini che parteciparono a uno studio inglese di persone nate in Inghilterra nel 1958.

Tutti questi uomini erano vissuti ad uno degli estremi socioeconomici, come poverta’ o ricchezza estreme, ad un certo punto durante le loro vite dalla prima infanzia fino all’eta’ adulta inoltrata.

In tutto Szyf ha analizzato lo stato di metilazione di circa 20mila geni.

Di questi, 6176 geni variavano in maniera significativa a seconda della povertà o del benessere. La cosa più sorprendente era però constatare che i cambiamenti metilici si riscontravano più frequentemente se l’evento impattante avveniva nella prima infanzia piuttosto che da adulti; tali eventi in questo caso erano, rispettivamente, il reddito familiare e lo stato economico..

La tempistica, in altre parole, ha la sua importanza. Che i vostri genitori vincano alla lotteria o vadano in fallimento all’età di 2 anni probabilmente influenzerà il vostro genoma e le tendenze emotive che ne derivano in maniera molto più importante di qualsiasi tipo di fortuna troviate nella mezza età.

L’anno scorso Szyf e ricercatori della Yale University hanno pubblicato un ulteriore studio su campioni di sangue umano, mettendo in confronto 14 bambini cresciuti in orfanotrofi russi con altri 14 bambini russi cresciuti con i loro genitori naturali.

Hanno trovato un livello di metilazione più alto nei geni degli orfani, molti dei quali giocano un ruolo importante nella comunicazione neuronale, nello sviluppo e nella funzione del cervello.

“Il nostro studio mostra che lo stress dovuto alla separazione dai genitori biologici ha un impatto a lungo termine sulla programmazione della funzione dei geni.

Questo potrebbe spiegare perché i bambini adottati possano essere particolarmente vulnerabili a una dura educazione in termini di salute fisica e mentale” spiega il co-autore di Szyf, la psicologa Elena Grigorenko del Child Study Center a Yale.

Allevare bambini adottati potrebbe richiedere una cura molto maggiore al fine di rendere reversibili i cambiamenti avvenuti nella regolazione del genoma

Un caso di studio sugli effetti epigenetici nell’educazione degli esseri umani può essere visto nella vita del collaboratore di Szyf e Meaney: Frances Champange.

“Mia madre ha studiato la prolattina, un ormone coinvolto nel comportamento materno. Lei è stata una forza trainante per me e mi ha incoraggiato a studiare la scienza” ricorda. Ora, figura di spicco nello studio dell’influenza materna sullo sviluppo, Champagne ha appena avuto la sua prima figlia, una femmina e la ricerca epigenetica le ha rivelato qualcosa di inaspettato.

“La cosa che ho imparato dal lavoro che faccio è che lo stress è un grande soppressore del comportamento materno”, dice. “Lo vediamo negli animali che studiamo, ed è vero anche negli esseri umani. Quindi la cosa migliore che puoi fare è quella di non preoccuparti tutto il tempo se stai facendo la cosa giusta o no. La cosa più importante di tutte è di tenere basso il livello di stress. E soprattutto l’interazione tattile con i figli: una cosa che una buona mamma ratto fa sicuramente con i propri cuccioli. L’input sensoriale, il tocco, le carezze, sono davvero importanti per lo sviluppo del cervello.”

Alison Mackey/DISCOVER
Alison Mackey/DISCOVER

Il Marchio di Caino

Non è una novita’  il fatto che l’amore di una mamma può fare la differenza sulla vita del figlio, il dibattito però rimane sull’abilità della modifica epigenetica di persistere attraverso le generazioni. E’ la metilazione che viene trasmessa direttamente attraverso l’uovo fecondato, oppure ogni nuovo nato è puro, “metilaticamente vergine”, con i relativi gruppi metilici spalmati unicamente dai genitori, dopo la nascita?

Il neuroscienzato Eric Nestler della Icahn School of Medicine alla Mount Sinai a New York ha cercato la risposta per anni. In uno studio ha esposto alcuni ratti maschio al bullismo di altri esemplari piu grandi e aggressivi, per 10 giorni. Alla fine dell’esperimento gli esemplari vittime si erano ritirati socialmente.

Per verificare se tali effetti potevano venire trasmessi alla generazione successiva, Nestler prese un’altro gruppo di maschi vittime di bullismo e li fece accoppiare con alcune femmine, tenendoli però poi separati dalla prole.

Anche senza aver avuto contatti con i loro padri depressi, i cuccioli crebbero in maniera super sensibile allo stress. “Non era un effetto da poco, la prole era molto più suscettibile a sviluppare segni di depressione”, dice.

In altri test Nestler prese lo sperma da maschi socialmente repressi e fecondò in vitro alcune femmine. La prole non mostrò buona parte delle anomalie comportamentali, suggerendo che la trasmissione epigenetica potrebbe non essere alla radice. Nestler invece propone che “la femmina forse si rende conto di essersi accoppiata con un perdente e quindi si comporta in maniera diversa anche con i cuccioli”  secondo i risultati ottenuti.

Nonostante le sue scoperte non è ancora emerso nessun consenso univoco. Le ultime prove, pubblicata il 25 gennaio su Science, suggeriscono che i cambiamenti epigenetici nei topi vengono normalmente cancellati, ma non sempre.

La cancellazione è imperfetta e qualche volta i geni affetti vengono trasmessi alla generazione successiva.

E il prossimo passo?
Gli studi continuano ad accumularsi. Una linea di ricercatori traccia la perdita di memoria in età avanzata e alterazioni epigenetiche in neuroni celebrali. Altri collegano disordini di stress post-traumatico alla metilazione del gene che codifica per i fattori neurotrofici, una proteina che regola la crescita dei neuroni.

Se è vero che i cambiamenti epigenetici di geni attivi in alcune regioni del cervello sono alla base della nostra intelligenza emotiva ed intellettuale, ossia la nostra tendenza ad essere calmi o impauriti, o la nostra abilità di imparare o di dimenticare – allora sorge una domanda: Non possiamo semplicemente assumere dei medicinali per spazzare via i gruppi metilici indesiderati?

La caccia è aperta. Giganti della farmaceutica e piccole imprese di biotecnologia sono alla ricerca di composti epigenetici in grado di accelerare l’apprendimento e potenziare la memoria. Laddove i farmaci tradizionali hanno fallito, si potrebbero trovare alcune cure epigenetiche in grado di trattare depressione, ansia e disordini da stress post-traumatico.

Ma sarà un grande salto nel vuoto, che ci farà porre delle domande. Come si fa ad essere sicuri che questi medicinali epigenetici andranno a ripulire soltanto i marcatori pericolosi, lasciando intatti gruppi metiliti benefici, o magari essenziali ? E se invece potessimo creare una pillola abbastanza potente da poter ripulire tutta la nostra “lavagnetta epigenetica” scritta dalla storia e dalle infanzie dei nostri antenati ? Se una pillola di questo genere riuscisse a liberare da tutti i detriti epigenetici i geni del vostro cervello, gli effetti lasciati da guerre, stupri, abbandoni e brutte infanzie passate dai vostri antenati, voi la prendereste ?

[1] http://discovermagazine.com/2013/may/13-grandmas-experiences-leave-epigenetic-mark-on-your-genes

[2] Una piccola precisazione: I gruppi metilati del DNA sono gene “off”, in realtà non attivano direttamente la trascrizione genica. I gruppi metili sono aggiunti alle basi del DNA e ci restano finché un altro enzima li rimuoverà a causa di qualche variazione ambientale. Attualmente ci sono ancora molte cose che non comprendiamo sulla reversibilità del processo.

Daniel Iversen
20 marzo 2014