Apnee notturne e forame ovale: un binomio che causa l’ictus

Scritto da:
Krizia Ribotta
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Raffigurazione di un arteria cerebrale. In caso di occlusione o emorragia in un vaso si verifica l’Ictus (ischemico o emorragico) che determina deficit locale o globale (coma).

Lo studio condotto da 13 diverse “Stroke Unit”, ovvero le unità specializzate nella diagnosi e nella terapia tempestiva dei casi di ictus, ha dimostrato come la compresenza di apnee notturne (l’OSAS, acronimo inglese di “Obstructive Sleep Apnea Syndrome”, ovvero “Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno”) e di forame ovale (ovvero la persistente comunicazione fra atrio destro e sinistro) possa essere una delle cause di ictus.

Un dato molto importante, se si considera che nel 30-40% degli ictus non è possibile individuarne la vera causa, e un ennesimo successo per l’Italia, visto che l’azienda ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova ha partecipato a questa ricerca.

L’OSAS, la cui sindrome causa un sonno non tranquillo, a volte addirittura agitato, con continui episodi di ostruzione delle vie aeree, colpisce circa il 4% delle persone di età media, e una percentuale decisamente più alta degli individui al di sopra dei 60 anni. Ne consegue quindi che l’ossigenazione del sangue diminuisce, e sia la frequenza cardiaca che quella della pressione subiscono sbalzi non indifferenti.

Nel momento in cui si verifica il passaggio di coagulo dal sistema venoso a quello arterioso, dall’atrio destro a quello sinistro, ovvero quando si è di fronte ad embolia paradossa, l’OSAS potrebbe favorire l’insorgenza di malattie cerebrovascolari. Come infatti hanno spiegato i ricercatori di Mantova: “Durante le apnee ostruttive l’aumento della pressione nel cuore destro può determinare un salto di sangue venoso dall’atrio destro a quello sinistro”.

“La combinazione  di questi due elementi rappresenta un nuovo fattore di rischio per l’ictus, ma l’OSAS sembra comunque trattabile” continuano gli esperti. Si potrebbe ricorrere ad una ventilazione meccanica, mentre per risolvere la pervietà del forame ovale, si potrebbe sottoporre il paziente colpito da ictus durante il sonno ad un intervento di chiusura per via percutanea. Questo proprio perché, coloro che subiscono l’ictus da svegli, non hanno l’apertura del forame ovale e sono meno soggetti ad essere affetti dall’OSAS.

Krizia Ribotta
26 ottobre 2012