Tiroide: italiani all’erta, usate più sale iodato

Secondo gli esperti dell’Associazione Italiana Tiroide (Ait), la percentuale di consumo di sale iodato in Italia ammonta al solo 54% (dati Iss), percentuale che, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dovrebbe essere pari al 95%. Ancora troppo basso, quindi, l’uso di questo condimento nelle cucine italiane e, di conseguenza, il nostro Paese è dunque ben lontano a raggiungere la quota di norma, mentre altri Stati europei, come la Svizzera e l’Austria, invece, ci sono riusciti.

sale

Il problema di fondo sembra essere che, nonostante ci sia, in Italia, la legge n. 55 del 21 marzo 2005 che obbliga alla vendita di questo particolare sale, e promuove tutte quelle azioni necessarie per eliminare alcune patologie tiroidee, come l’ingrossamento della tiroide per via di alcuni noduli (condizione comunemente chiamata “gozzo”), la ristorazione non ne fa un uso corretto. Dai dati raccolti, infatti, emerge che la percentuale di locali in cui è possibile mangiare impiega solo il 23% del condimento in questione, e l’industria alimentare non supera neanche il 10%.

Sembra quindi che le famiglie italiane trascurino la prevenzione delle malattie legate alla tiroide, come spiegato da Alfredo Pontecorvi, socio fondatore dell’Associazione Italiana Tiroide, durante l’ultimo congresso: “I noduli alla tiroide possono inoltre degenerare in tumore, e la carenza di iodio è una delle cause dell’ipotiroidismo, molto diffuso negli adulti”. 

Per questo l’esperto ha sottolineato come sia necessaria una revisione del testo della legge esistente, in modo da rafforzarla maggiormente: “La ristorazione collettiva, comprese mense e tavole calde, è la principale destinataria del rafforzamento della legge, che è contenuto in un disegno di legge delega che dovrebbe essere approvato a breve dal Consiglio dei Ministri”.

Non solo il provvedimento conterrà l’obbligo di usare il sale iodato, ma costringerà la grande distribuzione ad esporre dei cartelli e delle locandine che illustrano i vantaggi che si possono ricavare da un regolare consumo del condimento. E, per la prima volta, sono previste delle dure sanzioni che ammontano fino a 6000 euro per chi non rispetta la legge.

Krizia Ribotta
10 dicembre 2013

Tumore al seno: per distruggerlo potrebbero bastare gli ultrasuoni

Se fino a qualche tempo fa sarebbe stata impensabile l’idea di sconfiggere il tumore al seno senza ricorrere all’intervento chirurgico, ora potrebbe invece essere possibile. Questo l’obiettivo di una sperimentazione condotta dall’Università La Sapienza di Roma e presentata alla Conferenza annuale della Società Nordamericana di Radiologia (RSNA).

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Come illustrato dal dottor Alessandro Napoli, docente di radiologia presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha condotto la ricerca, la neoplasia potrebbe essere eliminata dalle pazienti mediante gli ultrasuoni ad alta intensità. La tecnica in questione, il cui nome scientifico è “ablazione con ultrasuoni guidata da risonanza magnetica” (MRgFUS), usa il calore per distruggere il cancro alla mammella.

La procedura prevede 2 diverse fasi: la prima consiste nell’individuare in modo preciso la localizzazione esatta del tumore attraverso la risonanza magnetica, mentre la seconda prevede l’impiego di onde di energia acustica da ultrasuoni ad alta intensità per eliminare le cellule maligne.

Scopo della risonanza è quella di monitorare le eventuali variazioni di temperatura che possono verificarsi durante l’ablazione, in modo che si possa svolgere una procedura ambulatoriale di routine in tempi di recupero brevi.

Per arrivare a questa alternativa alla chirurgia, è stato condotto un esperimento su 12 donne affette da tumore al seno duttale invasivo. Ogni paziente è stata sottoposta alla nuova metodica ed è risultato che ben 10 di loro sono riuscite a sconfiggere il loro male. I test si sono rivelati essere tutti positivi, e nessuna delle volontarie è andata incontro a complicazioni, né durante né dopo la procedura.

A questo punto, come sottolineato dall’equipe degli scienziati, è necessario condurre altre ricerche più approfondite affinché la tecnica possa essere considerate come trattamento non invasivo contro il tumore al seno e possa essere adottata come procedura nelle strutture ospedaliere.

Come spiegato dal dottor Napoli: “Nella fase di trattamento, siamo in grado di visualizzare con precisione il punto in cui l’energia sta avendo effetto e misurare esattamente l’aumento della temperature. Il monitoraggio della temperatura è particolarmente importante, in quanto una temperatura troppo bassa è inefficace e una temperatura troppo elevata può essere pericolosa”.


Krizia Ribotta
6 dicembre 2013

AIDS: nel latte materno la proteina per proteggere i neonati

Grazie ad uno studio americano condotto dal Duke University Medical Center della Carolina del Nord e pubblicato sula rivista scientifica Pnas, per la prima volta è stata identificata una proteina in grado di proteggere i neonati di madri sieropositive dal contrarre il virus dell’Hiv durante l’allattamento.

AIDS

La proteina in questione, chiamata Tenascin-c (conosciuta anche con l’acronimo Tnc, ndr), è contenuta nel latte materno ed era già conosciuta per le sue proprietà benefiche per la guarigione delle ferite, ma fino ad oggi nessuno aveva accennato alle sue sue capacità antimicrobiche.

Sembrerebbe infatti che la Tnc sia in grado di neutralizzare il virus impedendone l’entrata nel corpo dei bebè che, mentre vengono allattati, sono esposti al rischio di infezioni.

La ricerca è partita dal fatto che, sebbene nel 2011 circa 330.000 bambini abbiano contratto l’HIV dalle mamme sieropositive, si sono verificati dei casi in cui la malattia non è passata ai piccoli. Si è così scoperto che vi sono alcuni fattori antivirali che, combinati con l’azione benefica della proteina contenuta nel latte materno, offrono una difesa massima contro il contagio.

Come illustrato dall’equipe: “La proteina è efficace nel catturare e neutralizzare le particelle virali legandosi specificamente all’Hiv. È probabile che la Tnc agisca in concerto con altri fattori anti Hiv presenti nel latte materno. Quindi servono ulteriori ricerche per esplorare questa nuova possibilità”.

Scoperta, questa, di una notevole importanza, visto che i dati dell’Unicef e delle altre organizzazioni sanitarie internazionali sono davvero preoccupanti. Da qui il messaggio dei ricercatori rivolto a tutte le donne in dolce attesa di sottoporsi al test: “Non tutte le donne lo fanno, e meno del 60% riceve queste terapie preventive in caso di gravidanza. Uno scenario molto comune soprattutto nei paesi con poche risorse da destinare alla lotta all’Aids”.

Krizia Ribotta
1 novembre 2013

Sildenafil: presentata a Milano la versione masticabile

sildenafilPresentato a Milano in occasione del convegno dal titolo La seconda vita di Sildenafil, il Viagra in formato masticabile è più pratico, più economico ed imbattibile come sempre. Parola della Doc Generici, l’azienda italiana che ha prodotto questa nuova versione del farmaco.

La disfunzione erettile, un disturbo che colpisce circa 3 milioni di italiani, ovvero circa il 13%, di cui 2% giovani tra i 18 e i 34 anni, avrà quindi un nuovo alleato, il cui prezzo è davvero il più competitivo sul mercato, essendo inferiore di circa il 60-70% rispetto al Viagra tradizionale.

Nel giugno scorso, quando il brevetto per il farmaco è scaduto, la Doc Generici ha giocato bene le sue carte ed ha deciso di introdurre sul mercato questa novità, per due ragioni, come spiegato da Gualtiero Pasquarelli, Amministratore Delegato della compagnia: “Si tratta di un duplice merito: rendere più accessibile il farmaco favorendo chi ne ha realmente bisogno (anziani, diabetici, cardiopatici) e riportare il business in farmacia arginando il mercato illegale e l’acquisto online”.

Soluzione strategica, questa, che aiuterà l’intero sistema mondiale legato alla disfunzione erettile, il cui mercato ammonta a ben 5,5 miliardi di dollari, con l’Italia al secondo posto nella classifica europea, dopo il Regno Unito.

Francesco Montorsi, docente di urologia presso l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, ha illustrato gli effetti benefici del Viagra masticabile, spiegando che: “Soddisfa i bisogni dei pazienti che soffrono di disfunzione erettile sia per quanto riguarda la modalità di assunzione (che tiene conto della componente psicologica ancora presente in questo tipo di disturbo) sia per la riduzione del prezzo, a parità di qualità ed efficacia”.

E Alberto Margonato, professore di cardiologia presso la stessa università, ha sottolineato come i pazienti con questa patologia siano ancora restii a parlare del problema con un medico, mentre trovano più facile rivolgersi ad uno specialista per trovare “ la soluzione del problema, perché permette di seguire un trattamento senza andare incontro a nessun rischio”.

Krizia Ribotta
24 ottobre 2013

Tumore al pancreas: nuovo test per prevenirlo

test-pancreasA volte è proprio il caso di dire che l’età non conta, specie se a soli 16 anni presenti un test per il cancro al pancreas. Questa è la storia di Jack Andraka, giovane adolescente del Maryland, che ha presentato alla Marker Faire di Roma uno sticker in grado di individuare il tumore durante la sua fase iniziale.

Si tratta di una striscia creata con un semplice multimetro da 15 dollari che, una volta immersa in una soluzione di nanotubi di carbonio, è capace di evidenziare la presenza del biomarcatore del cancro al pancreas,  la mesotelina.

“Il mio test è 169 volte più veloce di tutti gli altri screening e costa pochissimo, solo 3 centesimi” ha spiegato il ragazzo, che fino a qualche giorno fa non veniva neanche preso in considerazione.  “Ho lottato molto per farmi ascoltare– ha sottolineato- i medici ridevano appena vedevano la mia età, poi ho poi ho incontrato Anirban Maitra, oncologo della Johns Hopkins University, l’unico ad accettarmi nei laboratori e permettermi di lavorare alla mia idea”.

Andraka ha investito molto tempo ed energie per cercare una soluzione alla malattia che aveva ucciso suo zio, e grazie ad internet si è documentato sui vari test per questo tipo di neoplasia e sui loro costi. “Alcuni hanno un prezzo di 800 dollari, e io ho cercato di creare un ‘sensore’ poco costoso, semplice, sensibile e molto selettivo” ha illustrato il giovane americano.

Al momento sono in atto i vari controlli per poter aver il via libera ad utilizzare lo sticker nelle strutture ospedaliere e nei laboratori, ma si dovrà comunque aspettare dai 2 ai 5 anni prima che possa entrare in circolazione.

Krizia Ribotta
16 ottobre 2013

Dimagrire: 5 consigli per mantenere il peso forma

dietaIl problema principale che ogni donna deve affrontare nel momento in cui inizia a perdere peso è quello di studiare il modo per riuscire a non ingrassare nuovamente, per evitare quello che viene comunemente chiamato “effetto fisarmonica”.

Secondo una ricerca scientifica condotta dall’americano Brian Wansink, della Cornell University, e pubblicata sulla rivista Journal of Medical Internet Research, i trucchi per mantenere il peso forma raggiunto consistono in 5 semplici metodi che prendono in considerazione non solo il cibo consumato, ma anche le abitudini di ognuno e l’influenza dell’ambiente circostante.

Gli espedienti suggeriti dall’esperto aiuterebbero a risolvere il problema di mangiare troppo senza rendersene conto, cosa che succede sempre più spesso anche a causa di uno stile di vita sempre più frenetico in cui lo stress ricopre un ruolo decisamente rilevante.

Il primo consiglio è quello di consumare, per colazione, alimenti e bevande caldi, come caffè bollente e pane tostato. Questo perché, entro un’ora dal risveglio, è bene nutrirsi con  cibi fumanti e non del frigo.

Il secondo, il più ovvio e risaputo, consiste nell’eliminare dalla propria alimentazione il cosiddetto “junk food”, il cibo spazzatura come merendine o snack ipercalorici. Se all’inizio sarà dura non cedere alle tentazioni, specie se al lavoro o all’università ci sono i distributori automatici, dopo un po’ di astinenza alle “schifezze”, il corpo inizierà ad abituarsi e mangiare sano diventerà una normale abitudine.

Il terzo trucco è quello di non consumare il cibo nella sua confezione originale, come scatolette o barattoli, ma di versarne una porzione nel piatto. Questo, più che altro, per un semplice effetto psicologico: una volta esaurita quella quantità limitata dell’alimento in questione, sarà più facile rendesi conto che è terminato. Al contrario, se gli occhi vedono che nella confezione ce n’è ancora, difficilmente il palato riuscirà a resistere alla tentazione di un’altra fetta o porzione.

Il quarto suggerimento è quello di non restare a digiuno per 3 o 4 ore di seguito, ma di consumare uno spuntino esclusivamente sano, per evitare poi la classica abbuffata in cui si sente la necessità di introdurre nel corpo qualsiasi tipo di cibo, per colmare quel vuoto di stomaco che porta la pancia a brontolare.

Infine, Wansink consiglia di lasciare le posate al fianco del piatto mentre si mangia, per indurre ad una masticazione.

Krizia Ribotta
10 ottobre 2013

Uva rossa e mirtilli per rafforzare il sistema immunitario

mirtilliSecondo una ricerca condotta dai ricercatori americani del Linus Pauling Institute della Oregon State University  e pubblicata  sulla rivista scientifica Molecular Nutrition and Food Research, l’uva rossa e i mirtilli sono in grado di stimolare il sistema immunitario, difendendolo dai batteri.

L’equipe di professionisti, sotto la guida del dottor  Adrian Gombart, ha preso in esame 446 composti alimentari ritenuti in grado di potenziare l’intero sistema nutrizionale. Di questi, dopo una serie di controlli approfonditi, solo due si sono rivelati efficaci: il resveratrolo, presente nella buccia dell’uva rossa, e il pterostilbene, contenuto nei mirtilli.

Queste due sostanze sono state studiate a lungo, ed è emerso che fortificano il sistema immunitario “innato”, ovvero quella che viene considerata la prima difesa dell’organismo, aumentando l’espressione del gene Camp cathelicidin (antimicrobial peptide, ndr), che ricopre un ruolo chiave nella funzione immulogica dell’organismo.

Inoltre, sia il resveratrolo che il pterostilbene erano già conosciuti dalla scienza: il primo per la sua proprietà di migliorare la salute cardiovascolare, di prevenire i tumori e di ridurre le infiammazioni; il secondo per il suo coinvolgimento nel sistema immunitario “innato”. “Il resveratrolo, già in passato, era stato oggetto di studi per le sue proprietà e i suoi effetti positivi nella lotta al cancro– hanno riferito i ricercatori – e ora, questi nuovi dati danno unulteriore conferma sullutilità di questi composti”.

Come ha spiegato il dottor Gombart: “Il resveratrolo è stato oggetto da decine di studi che hanno cercato di osservare i suoi possibili benefici sull’organismo dagli effetti positivi sulla salute cardiovascolare alla lotta contro il cancro e nella riduzione dell’infiammazione. Questa ricerca è la prima a mostrare una chiara sinergia tra questi composti e la vitamina D, un ‘mix’ in grado di aumentare anche di diverse volte la presenza della proteina Camp, la prima linea di difesa dell’organismo contro le infezioni batteriche”.

Krizia Ribotta
23 settembre 2013