Salamandre e tritoni

Scritto da:
Flavio Gallizia
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1 minuto

La salamandra pezzata (Salamandra salamandra), così detta per le sue vistose macchie gialle su una colorazione nera, è un anfibio dell’ordine degli Urodeli. E’ presente in Italia come S. s. salamandra sull’arco alpino e S. s. gigliolii lungo tutto l’Appennino e nelle Alpi Marittime dove l’areale di distribuzione dei due taxa si sovrappone. Difficilmente la si incontra nelle zone di pianura.
Frequenta per lo più ambienti boschivi a latifoglie tipici degli orizzonti submontano e montano inferiore (castagneto e faggeta), dove è facilmente osservabile nei pressi dei corsi d’acqua.
Ha la pelle liscia e lucente, cosparsa di piccole ghiandole secernenti un muco che ricopre l’animale, che ha una funzione battericida (protegge la pelle dalle infezioni), riduce la disidratazione e ha un gusto repellente per gli eventuali predatori. Possiede una lunga coda.

E’ stata osservata durante tutti i mesi dell’anno, con due picchi di attività in aprile-maggio e in ottobre. Presenta di norma un’attività esterna strettamente legata alle condizioni atmosferiche, divenendo più facilmente contattabile dopo il tramonto o in giornate nuvolose o piovose. Si riproduce in torrenti e, sulle Alpi alle quote maggiori, anche in pozze temporanee e in abbeveratoi, comunque sempre ben ossigenati. E’ una specie ovovipara, che si accoppia a terra dopo un complesso rituale di corteggiamento in cui il maschio depone a terra la sua spermoteca e la femmina la accoglie dentro la sua cloaca, fra ottobre e novembre e depone le uova in primavera. Le larve completano la maturazione in circa 16 settimane. Pur non essendo una specie molto minacciata soffre particolarmente le alterazioni antropiche dei torrenti e la scomparsa di pozze e abbeveratoi legata all’abbandono delle attività pastorali di montagna.

Triturus carnifex (tritone crestato italiano) deve il suo nome alla creste presente sulla coda, un carattere sessuale secondario dei maschi, è un anfibio dell’ordine degli Urodeli. E’ presente in tutte le regioni italiane, ad eccezione delle isole, con frequenze però molto variabili. E’ una specie che mostra una notevole adattabilità ecologica ed è presente in zone aperte e in ambienti boschivi, prevalentemente di latifoglie, ricchi di sottobosco. E’ abbastanza frequente fino alla quota di 1.100 m, mentre le presenze divengono sporadiche a quote superiori. Ha un corpo gracile e allungato, concluso da una lunga coda compressa lateralmente e provvista di lamina natatoria. La lingua è protrattile, i denti sono mascellari e vomero-palatini. Ha una grande capacità di rigenerare arti e coda. Durante la fase di vita terrestre, da giugno a febbraio, svolge attività notturna, necessitando di umidità al suolo e di copertura arborea o arbustiva. Dopo la pausa invernale, si porta all’acqua tra febbraio e marzo e vi rimane solitamente sino a maggio-giugno. Per la riproduzione predilige corpi d’acqua temporanei, di dimensioni medio-piccole, non molto profondi, con acqua limpida, soleggiati, con vegetazione, situati all’interno o in prossimità di aree boschive. E’ una specie molto fedele ai siti di riproduzione e dopo un complesso rituale di corteggiamento avviene la fecondazione delle uova che sono successivamente deposte singolarmente sulla vegetazione sommersa. Le larve hanno branchie ramificate che sporgono ai lati della testa, una volta metamorfosate, abbandonano l’acqua per tornarvi al momento della maturità sessuale, raggiunta tra due e quattro anni di età a seconda della quota. Specie ancora relativamente comune, ma con popolazioni a rischio, soprattutto in pianura, principalmente per la forte alterazione degli ambienti acquatici utilizzati per la riproduzione; le cause sono dovute alla modificazione delle pratiche agricole, alle introduzioni non regolamentate di specie ittiche e al disboscamento.

Flavio Gallizia