Una faglia insolita provocò il tremendo tsunami del 2011

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

Il devastante tsunami che ha colpito la regione di Tohoku, in Giappone, nel marzo 2011 è stato provocato da un terremoto sottomarino di gran lunga più potente di quanto i geologi avessero previsto potesse accadere in quell’area.

  Una faglia insolitamente sottile e scivolosa tra due placche                                   tettoniche ha causato lo spostamento del fondo marino e                                     il conseguente tsunami del 2011 al largo delle coste                                                 giapponesi  (credit: JAMSTEC / IODP)
Una faglia insolitamente sottile e scivolosa tra due placche tettoniche ha causato lo spostamento del fondo marino e il conseguente tsunami del 2011 al largo delle coste giapponesi (credit: JAMSTEC / IODP)

Ora, un tema di scienziati, tra cui il geologo Christie Rowe dell’University McGill, Canada,

ha pubblicato uno studio sulla rivista Science per far luce su cosa abbia realmente causato il drammatico spostamento del fondo marino al largo della costa nord-orientale del Giappone.

I risultati suggeriscono anche che altre zone del nord-ovest del Pacifico potrebbero essere a rischio di simili terremoti.

Il professor Rowe, che fa parte del Dipartimento di Scienze della Terra e Scienze Planetarie della McGill, è uno dei 27 scienziati, provenienti da 10 Paesi diversi, che nel 2012 hanno partecipato ad una spedizione di 50 giorni a bordo della nave giapponese ‘Chikyu’, per investigare nell’area interessata dal sisma.

Il team ha effettuato tre perforazioni nell’area della Fossa del Giappone, per studiare la zona in cui si è verificata la rottura che ha portato all’evento sismico del 2011, individuando una ‘ferita’ nel fondo dell’oceano dove due delle maggiori placche tettoniche della Terra si incontrano in profondità, al di sotto dell’Oceano Pacifico, formando quella che è conosciuta come una zona di subduzione, con la placca nordamericana che, movendosi verso Ovest, scorre al di sopra della placca del Pacifico.

Questa seconda placca, quindi, si incurva e si immerge nelle profondità della Terra, originando la Fossa del Giappone.

Secondo l’opinione corrente dei geologi, a notevole profondità sotto il fondale marino, dove le rocce sono più resistenti, i movimenti delle placche darebbero luogo ad un notevole contraccolpo elastico. Nelle vicinanze del fondale marino, invece, dove le rocce sarebbero più plastiche e meno compresse, questo contraccolpo risulterebbe attenuato.

Fino al 2011 il più grande spostamento di placche mai registrato lungo una faglia si era verificato nel 1960 al largo delle coste del Cile, quando un potente terremoto aveva spostato le placche del fondo marino mediamente di 20 metri.

Nel terremoto di Tohoku lo spostamento è risultato di un valore compreso tra 30 e 50 metri e lo slittamento è stato in realtà più consistente, dato che la rottura sotterranea si era verificata più in vicinanza del fondo marino.

Questa rottura sovrascorrente ha sollevato il fondo del mare, scatenando il terrificante tsunami.

I risultati ottenuti dalle perforazioni della spedizione della ‘Chikyu’ dello scorso anno, rese note la settimana scorsa da Science, rivelano diversi fattori che hanno contribuito all’aumento di questo slittamento, insolitamente così violento tra due placche tettoniche.

In primo luogo, la faglia, di per sé, è risultata molto assottigliata, meno di 5 metri nella zona campionata.

“A quanto ci è dato sapere, è il più sottile margine di una placca sulla Terra”, afferma Rowe.

“La faglia di S.Andreas in California, al contrario, in certi punti è addirittura diversi chilometri di spessore”.

Gli scienziati hanno anche scoperto che i depositi di argilla che riempiono la stretta faglia sono costituiti da sedimenti estremamente fini.

“E’ l’argilla più scivolosache si possa immaginare”, dice Rowe. “Se si strofina tra le dita, sembra un lubrificante”.

La scoperta di questa insolita argilla nella zona di slittamento fa pensare che altre zone di subduzione nel Pacifico nord-occidentale, dove questo tipo di argilla è presente – dalla penisola di Kamchatka in Russia alle isole Aleutine – possano essere in grado di generare simili, devastanti terremoti, secondo Rowe.

Per la ricerca gli scienziati hanno usato attrezzature di perforazione in acque profonde appositamente progettate, che hanno consentito di perforare fino a 800 metri sotto il fondale marino, in una zona dove l’acqua è profonda 6900 metri.

Nessuna perforazione era mai stato praticato prima d’ora in acque così profonde.

Si pensi che a quella profondità ci sono volute ben sei ore dal momento in cui la punta della sonda ha iniziato ad aspirare le carote di sedimenti fino a portarle sulla nave.

Leonardo Debbia
8 dicembre 2013