Spreco d’acqua in Medio Oriente

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

Un nuovo studio che ha utilizzato i dati dei satelliti sulle misurazioni della gravità terrestre, ha rilevato che una gran parte dell’arida regione geografica occupata dal Medio Oriente ha perduto piuttosto rapidamente le sue riserve d’acque dolce in questi ultimi dieci anni.

Le variazioni di stoccaggio di acqua dal normale, in millimetri, dei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate, secondo le misurazioni dei satelliti del Gravity Recovery Experiment della NASA e del clima (GRACE) da gennaio 2003 al dicembre 2009. Le aree rosse rappresentano condizioni asciutte, le aree blu le condizioni più umide. La maggior parte della perdita d’acqua è dovuta alle attività umane. La misurazione periodica della gravità locale segnala agli scienziati le modifiche nel tempo delle scorte d’acqua di una determinata regione (fonte: NASA)
Le variazioni di stoccaggio di acqua dal normale, in millimetri, dei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate, secondo le misurazioni dei satelliti del Gravity Recovery Experiment della NASA e del clima (GRACE) da gennaio 2003 al dicembre 2009. Le aree rosse rappresentano condizioni asciutte, le aree blu le condizioni più umide. La maggior parte della perdita d’acqua è dovuta alle attività umane. La misurazione periodica della gravità locale segnala agli scienziati le modifiche nel tempo delle scorte d’acqua di una determinata regione (fonte: NASA)

Un team di scienziati della University of California, Irvine, del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, Maryland, e del National Center for Atmospheric Research di Boulder, Colorado, hanno scoperto che nel corso di sette anni a partire dal 2003 intere aree della Turchia, della Siria, dell’Iran e dell’Iraq, interessate dai bacini idrografici dei fiumi Tigri ed Eufrate hanno perduto la bellezza di 144mila chilometri cubi di acqua dolce, una quantità all’incirca corrispondente all’intera massa d’acqua del Mar Morto.

I ricercatori attribuiscono il 60% circa di questa perdita alla captazione delle acque dei bacini sotterranei per uso antropico.

I risultati, che sono stati pubblicati nel mese di febbraio sulla rivista Water Resource Research Journal, sono il risultato di una delle prime complete valutazioni idrologiche dell’intera regione ad occidente del Tigri e dell’Eufrate, compreso l’Iran.

Poiché è molto difficile raccogliere i dati da terra, diventano essenziali i dati satellitari, come quelli registrati dal Gravity Recover, il gemello della NASA, e dai satelliti climatici Experiment (GRACE). Questi ultimi, in particolare, forniscono un quadro globale degli stoccaggi d’acqua ed hanno un valore inestimabile quando le osservazioni idrologiche non sono raccolte sul terreno o vengono effettuate al di fuori dei confini politici dei Paesi interessati.

“I dati GRACE mostrano un allarmante tasso di diminuzione delle riserve idriche totali dei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate, che attualmente occupano il secondo posto sulla Terra, dopo l’India, per perdita di stoccaggio di acque sotterranee”, ha dichiarato Jay Famiglietti, principale autore dello studio, idrologo e professore all’Università della California, Irvine. “Il tasso di perdita è stato particolarmente elevato dopo la siccità del 2007. Nel frattempo la domanda di acqua dolce continua ad aumentare e la regione non coordina la gestione dell’acqua a causa delle diverse interpretazioni delle leggi internazionali”.

“Avere GRACE è come avere una scala gigante in cielo”, ha dichiarato Famiglietti. “In una data regione geografica terrestre le riserve d’acqua, i cui valori  salgono e scendono, alterano la massa della Terra, influenzando così la forza dell’attrazione gravitazionale locale.

Misurando periodicamente in diversi punti la gravità locale, GRACE ci dice quanto cambi nel corso del tempo la scorta d’acqua di quella regione. GRACE, in questo momento, è davvero l’unico modo per stimare dallo spazio i cambiamenti di stoccaggio delle acque sotterranee”, ha concluso lo studioso.

A seguito delle osservazioni, il team di scienziati ha quindi ripartito le perdite d’acqua. Un quinto sarebbero dovute all’inaridimento del suolo e alla diminuzione del manto nevoso, una risposta parziale alla siccità del 2007. Un altro quinto sarebbe costituito da perdite d’acqua superficiali di laghi e bacini. Ma la maggior parte dell’acqua perduta, pari a 90 milioni di metri cubi, è senz’altro imputabile a perdite sotterranee.

“E’ una quantità d’acqua sufficiente a soddisfare le esigenze di una popolazione enorme”, ha detto Famiglietti – “da varie decine a più di un centinaio di milioni di persone nella regione per ogni anno, a seconda delle norme regionali sull’uso dell’acqua e la sua disponibilità”.

Famiglietti ha precisato anche che quando la siccità riduce un approvvigionamento di acqua di superficie, in teoria coloro che utilizzano l’acqua dovrebbero attingere a turno all’acqua della falda.

Così dovrebbe essere, in teoria! In pratica, è tutta un’altra cosa!

Per esempio, il governo iracheno ha perforato ufficialmente circa 1000 pozzi per fronteggiare la siccità del 2007; un numero che non comprende però i numerosi proprietari di pozzi privati, anche questi probabilmente aggiuntisi alla perforazione, più o meno abusivamente.

“La gestione delle risorse idriche è una questione molto complessa in Medio Oriente – una regione che già si occupa di risorse idriche limitate e con le parti interessate (Stati e privati) in competizione”, ha detto Kate Voss, autore principale dello studio e ricercatrice del Center for Hydrological Modeling d’Irvine, presso l’Università della California, di cui è dirigente lo stesso Famiglietti.

“Il Medio Oriente non ha molta acqua, ed è una parte del mondo in cui si sono avute meno piogge con il cambiamento climatico”, ha precisato Famiglietti. “Queste zone aride stanno diventando sempre più aride. Il Medio Oriente e le altre regioni aride del mondo devono imparare a gestire le risorse idriche nel miglior modo possibile”.

Il co-autore dello studio, Matt Rodell ha aggiunto, concludendo, che è importante ricordare che negli Stati Uniti le acque sotterranee che vengono estratte sono un bene “insostenibile”.

“Le acque sotterranee sono come il vostro conto di risparmio”, ha ammonito Rodell. “Va bene prelevarle quando ce n’è bisogno, ma se non vengono poi ripristinate, alla fine si esauriscono”.

Leonardo Debbia
19 marzo 2013