Siccità in USA: emergenza allevamenti

Scritto da:
Giulia Orlando
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siccitàLa grave siccità che ha colpito la parte nord occidentale degli USA e che ancora non accenna a rientrare, non solo ha scatenato una impennata di prezzi di alcune derrate alimentari sul mercato mondiale, ma continua a farsi sentire ed a pesare proprio sulle tasche degli agricoltori.

I riflessi sui mercati esterni sono diluiti e possono essere accorpati anche ad altri fattori, mentre il mercato interno USA risente violentemente proprio di questa impennata.

La siccità ha portato ad un calo della produzione agricola, con conseguente impennata, anche sul mercato interno, dei prezzi  dei cereali e, in particolare, di mais e fieno, impennata che sta mettendo in crisi il comparto dell’allevamento, in particolare quello ovino.

La siccità ha devastato le coltivazioni rese a pascolo e ucciso giovani agnelli, mentre contestualmente aumentavano in modo drastico sia il prezzo del mais che il prezzo della benzina.

La situazione metereologica, che rimane tuttora grave, è potenzialmente nefasta per tutte le aziende agricole, non solo quelle delle zone colpite da siccità.

La spirale non si ferma ai soli Stati Uniti, perché i riflessi sul costo di mais e grano sul mercato internazionale sono stati immediati e, al momento, non accennano a recedere.

Non in grado di mantenere le greggi, molti allevatori hanno diminuito il numero dei capi vendendo sotto costo, in una ulteriore spirale discendente a cui, in aggiunta,  ha contribuito anche l’aumento della importazione di carne dalla Nuova Zelanda.

Ma l’allarme diventa  globale se si pensa che, a livello mondiale, solo 4 grandi società controllano circa il 65% del mercato degli agnelli e l’85% del mercato delle vacche, cosa che rende possibile per poche, grandi multinazionali, un controllo completo del prezzo di mercato con ovvi risvolti anche a livello mondiale.

Giulia Orlando
27 dicembre 2012