Nuova ricostruzione di un vecchio puzzle: il supercontinente di Gondwana

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

Un nuovo studio, pubblicato recentemente sulla rivista Gondwana Research, ha ricostruito la posizione passata delle placche tettoniche australiana, antartica e indiana, dimostrando che all’incirca 165 milioni di anni fa si formò il supercontinente, conosciuto in Geologia con il nome di Gondwana.

A sinistra, immagini da un video.I poligoni colorati rappresentano unità geologiche diverse, mappate e dedotte dai geologi nel corso di molti anni. Le relative unità geologiche si sarebbero formate prima della separazione dei continenti. Altre ricostruzioni non tengono invece conto dei criteri geologici  (fonte: University of Royal Holloway, Londra) A destra, rappresentazione classica del frazionamento del supercontinente, stimato attorno ai 200 milioni di anni fa che avrebbe compreso anche il Sudamerica e l’Africa (fonte: Wikipedia)
A sinistra, immagini da un video.I poligoni colorati rappresentano unità geologiche diverse, mappate e dedotte dai geologi nel corso di molti anni. Le relative unità geologiche si sarebbero formate prima della separazione dei continenti. Altre ricostruzioni non tengono invece conto dei criteri geologici
(fonte: University of Royal Holloway, Londra)
A destra, rappresentazione classica del frazionamento del supercontinente, stimato attorno ai 200 milioni di anni fa che avrebbe compreso anche il Sudamerica e l’Africa (fonte: Wikipedia)

Questo supercontinente dell’emisfero australe, assieme alla Laurasia nell’emisfero boreale, sarebbe stato originato da una prima divisione della Pangea, l’insieme delle terre emerse del nostro pianeta, avvenuta 500 milioni di anni fa.

Ci sembra opportuno precisare che con il termine “Pangea”, coniato da Alfred Wegener nella sua ricostruzione della teoria sulla deriva dei continenti, si potrebbe presumere l’esistenza di un continente “unico” primordiale. I geologi, però, su questo punto non sono affatto d’accordo, ritenendo anzi che la Pangea sia stata originata dall’unione di nuclei separati a causa di quei movimenti di deriva che generarono le grandi catene corrugate Caledoniana (nel Devoniano) ed Ercinica (nel Carbonifero).

Ricostruire poi i movimenti delle terre in epoche remote, come quelle del Pre-Paleozoico, è palesemente inattuabile a causa della mancanza di materiale del substrato profondo dove sono sepolte le prove necessarie.

Tornando al supercontinente di Gondwana, verso i 180-200 milioni di anni fa, questo si sarebbe ulteriormente frammentato – complici i movimenti di correnti magmatiche ascendenti nel mantello terrestre e conseguenti spinte di rottura superficiale – negli attuali continenti: America del Sud, Africa, India, Antartide e Australia.

Le prove dell’esistenza di Gondwana si trovano in analogie stratigrafiche e in testimonianze paleontologiche.

Ora, i ricercatori della Royal Holloway University di Londra, dell’Università Nazionale Australiana e di Geoscience Australia hanno contribuito a chiarire le precedenti incertezze sulla evoluzione delle placche e dove avrebbero dovuto essere posizionate, volendo elaborare un quadro del passato.

Il dr. Lloyd White, del Dipartimento di Scienze della Terra presso la Royal Holloway University, ha dichiarato: “Le placche tettoniche terrestri si sono spostate con il tempo.

Dato che questi movimenti si verificano nel corso di molti milioni di anni, è stato difficile produrre mappe accurate su cui ricostruire i continenti nel passato”.

“Noi abbiamo usato un programma al computer”, prosegue White “per spostare indietro nel tempo le carte geologiche dell’Australia, dell’India e dell’Antartide e ricomporre così il puzzle del supercontinente di Gondwana. Durante il procedimento, abbiamo scoperto che nei molti studi precedenti le placche erano state posizionate nei posti sbagliati, perché le unità geologiche non risultano allineate su ciascuna placca”.

I ricercatori hanno adottato una vecchia tecnica usata da chi aveva elaborato le teorie della deriva dei continenti e della tettonica a placche, ma che era stata in gran parte disattesa da molti scienziati moderni.

“Si tratta di una tecnica semplice. Era sufficiente accostare i confini geologici su ogni placca. Le unità geologiche si formarono prima che i continenti si separassero, così abbiamo usato la loro posizione per rimettere nuovamente insieme questo antico puzzle”, ha aggiunto il dr White.

“E’ importante sapere dove le placche erano collocate molti milioni di anni fa, e come si separarono, dal momento che nelle aree in cui le placche si rompono spesso, noi troviamo petrolio e giacimenti di gas, come quelli che abbiamo scoperto lungo il margine meridionale dell’Australia” .

Leonardo Debbia
8 luglio 2013