Naturalmente Arte

Scritto da:
Paola Pinto
Durata:
1 minuto

Il Mausoleo Tai Mahal in India, la Grande Muraglia Cinese, il Colosseo a Roma, le Piramidi d’Egitto, sono solo alcune delle opere architettoniche più belle e suggestive del mondo. Ma esiste una realizzazione altrettanto stupefacente che, però, non è da attribuirsi alla mano dell’uomo, né al suo ingegno, bensì all’incessante lavorio di organismi tanto semplici quanto piccoli, che inconsapevolmente creano un vero e proprio capolavoro.
Senza troppi indugi, vi dirò che l’opera d’arte tutta bio di cui parlo è la barriera corallina, anche detta reef.
E gli ignari architetti sono antozoi Madreporari, appartenenti al phylum degli Cnidari.

I coralli di questo ordine sono organismi esclusivamente marini, vivono fissati al substrato e per la maggior parte,sono coloniali. A differenza delle altre classi di Cnidari, presentano solo lo stadio polipoide, che consiste di una struttura tubulare di tessuto molle, con un’unica apertura circondata da sei (o multipli di sei) tentacoli, estesi di notte per catturare il plancton. Protezione e sostegno alle parti molli dell’individuo, vengono offerte da uno scheletro esterno, il corallum, costituito da carbonato di calcio (CaCO3). E’ proprio dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli che si origina l’impalcatura organica di questa biocostruzione, in eterno divenire. Infatti, senza sosta, nuovi polipi crescono sulle spoglie dei loro predecessori, divenendo al tempo stesso architetti e materia prima della barriera. Il successo ed il mantenimento di questo ambiente è garantito dal rapporto simbiotico dei coralli con un gruppo di alghe unicellulari, le zooxantelle.

Queste forniscono, attraverso la fotosintesi clorofilliana, sostanze nutrienti e ossigeno, favoriscono la fissazione del carbonato di calcio ed eliminano i cataboliti, che potrebbero danneggiare lo scheletro stesso. In cambio, il polipo offre loro protezione. Questo delicato e prezioso equilibrio, ha bisogno, per essere mantenuto,di fattori ambientali peculiari, quali acque limpide, pulite e poco profonde; temperatura, in inverno, sempre superiore ai 20°C; salinità costante e ottima illuminazione. La necessità di tali condizioni rende chiaro il perché della presenza delle formazioni coralligene in determinate zone dei mari tropicali, e nello specifico, nell’ area indo pacifica, ai Caraibi ed alle isole occidentali dell’Oceano Indiano. Vale decisamente la pena visitare questi luoghi, perché la barriera corallina risulta essere un ecosistema di grande bellezza. Osservandola, ci troviamo di fronte ad un giardino variopinto e variegato, che ospita una straordinaria ricchezza di forme di vita vegetale ed animale.

Oltre alle alghe che vivono in simbiosi con i coralli, la flora è rappresentata da numerose alghe rosse, come l’alga incrostante Porolithon dell’area indo pacifica e alcune alghe verdi, come la Caulerpa, e specie di piante acquatiche come il Thalassodendron, che crea una vera e propria prateria sommersa. Legata a questo tipo di habitat è la massiccia presenza di animali erbivori, come molluschi, crostacei, ricci di mare e tanti tantissimi pesci, come il pesce pappagallo e il pesce chirurgo. Sono molti anche i pesci con altre abitudini alimentari, o meglio dire predatorie. Tra questi citiamo il pesce farfalla, il pesce palla, il pesce istrice, il pesce balestra e quello angelo, tutti accomunati dall’avere livree coloratissime e forme particolari, oltre, come detto, dal cibarsi di piccoli molluschi, invertebrati e degli stessi polipi del corallo. Ma lo spettacolo continua! E già, perché tutti gli anfratti e i nascondigli che la barriera naturalmente crea, sono frequentati anche da pesci di più imponenti dimensioni, come le razze e le murene e spingendoci un po’ più a largo non sarà difficile imbattersi in uno squalo.

Altrettanto facile è ammirare le stravaganti oloturie (anche conosciute come “cetrioli di mare”), le vistose stelle marine e le diversi tipi di spugne. Insomma la ricchezza, in termini di biodiversità, della barriera corallina è inestimabile, tanto da giustificare l’inclusione nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità della Grande Barriera Corallina, la più estesa formazione di coralli al largo della costa australiana. Anche il suo valore economico è incalcolabile. Si stima che, in Asia, la vita di almeno un miliardo di persone dipenda dal pesce , che abita la barriera. Per questi motivi, poco importa che sia un’opera d’arte “umana” o della natura, ciò che realmente conta è che, al pari di qualsiasi altra manifestazione creativa, possa essere apprezzata oggi, domani e dai nostri posteri.

Paola Pinto