Moria di anfibi in tutto il mondo. Chi è il responsabile?

Scritto da:
Paola Lentini
Durata:
1 minuto
Rana appenninica
Rana appenninica

Si chiama chitridiomicosi la malattia fungina che sta portando all’estinzione diverse popolazioni di anfibi. É causata da un fungo chitride, Batrachochytrium dendrobatidis (BD), è ubiquitario colpisce infatti gli anfibi che vivono in ambienti montani, in aree tropicali e zone temperate.

L’aumento globale della temperatura sembra abbia contribuito ad aumentare il grado di infettività del fungo, secondo quanto dimostrato dal gruppo di ricerca capitanato dal Professor D.C Woodhams dell’Università di Vanderbilt in Tennessee (USA) in uno studio pubblicato nel 2006 sulla rivista scientifica Journal of Wildlife Diseases.

E in Italia?
Non sembrano al momento in pericolo le specie italiane o almeno non ci sono valide evidenze che la presenza di questo fungo stia causando morie rilevanti; lo sostengono i ricercatori dell’Università della Tuscia in seguito ad uno studio condotto lungo tutta la Catena Appenninica su tre specie di anfibi: Salamandra salamandra giglioli, Rana italica e Mesotriton alpestris apuanus e pubblicato nel dicembre del 2013 sulla rivista scientifica Diseases of Aquatic Organism (DAO).

salamandra-salamandra

Seppure una buona percentuale di individui testati siano risultati positivi ai test di laboratorio per la presenza di BD, apparentemente tali specie non soffrono dell’infezione. Un declino nelle popolazioni di anfibi nella nostra penisola però è già avvenuto ma è stato attribuito all’inquinamento delle acque da attività agricole, alla frammentazione degli habitat e all’introduzione di specie di pesci alloctone; condizioni che si registrano dal 1980.

E poiché la presenza del fungo è stata rilevata lungo tutta l’area di studio, continuano i ricercatori, è necessario considerare gli effetti a lungo termine che questo patogeno potrebbe avere sulla fauna anfibia italiana così ricca di endemismi: già duramente provati dall’inquinamento ambientale e dai cambiamenti climatici, questi animali potrebbero non trovarsi più in condizioni ottimali tali da resistere alla malattia.

Concludono,quindi, raccomandando che “un piano di monitoraggio delle variazioni della virulenza del fungo nelle popolazioni di anfibi ospiti deve essere previsto in futuro, al fine di identificare possibili cambiamenti nell’interazione ospite-patogeno verso un incremento della patogenicità”.Sembra quindi che BD non agisca come unico killer, ma che la concatenazione con altri fattori di rischio ambientale ne aumenti l’infettività.

Bibliografia:

  • Woodhams, D.C., Voyles, J., Lips, K.R Carey, C.&Rollins-Smith, L.A. (2006b). predicted disease susceptibility in a Panamian amphibian assemblage based on skin peptide defences. J.Wildl. Dis. 42, 207-218
  • Zampiglia M, Canestrelli D, Chiocchio A, Nascetti G (2013) Geographic distribution of the chytrid pathogen Batrachochytrium dendrobatidis among mountain amphibians along the Italian peninsula. Dis Aquat Org 107:61-68