Maltempo e cattiva edilizia: cosa sta accadendo alle nostre località Italiane

Scritto da:
Massimo Gigliotti
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1 minuto

Quando piove, la pioggia si infiltra nel terreno e va ad alimentare le falde acquifere dalle quali noi estraiamo l’acqua per il nostro consumo. Se il rovescio è intenso, il terreno non è in grado di assorbimaltempore tutta l’acqua che viene riversata e questa defluisce fino ai punti di raccolta, cioè i laghi e, soprattutto, i fiumi. Quando il terreno diventa impermeabile, per esempio per via della cementificazione, gran parte della superficie non è più disponibile all’infiltrazione e tutta l’acqua che cadrà su quell’area dovrà per forza essere convogliata verso un canale deferente, naturale o artificiale che sia. Ogni fiume, ogni canale e ogni fognatura ha la sua portata oltre la quale si ha esondazione.

In queste ultime settimane, il nostro paese sta vivendo catastrofi climatiche, legate alle alluvioni, inimmaginabili. La prima avvisaglia era stata data da un violento nubifragio a Roma il 20 ottobre che paralizzò la città. Nessun danno grave e forse un solo morto; i pareri giornalistici sono discordanti. In un paio d’ore circa, nella mattinata caddero sulla capitale 74mm di pioggia, abbastanza per far richiedere lo stato di calamità naturale, ma in giornata la città tornò alla normalità. Nessuno poteva immaginare ciò che di lì a poco dopo sarebbe successo ad un’intera regione come la Liguria e alle alte coste della Toscana.

In Italia, di norma, cadono 970mm di pioggia all’anno. Il 25 ottobre sulla provincia di La Spezia e di Massa e Carrara caddero 520mm in meno di 6 ore: l’equivalente dell’acqua che sarebbe dovuta precipitare in circa sei mesi! I danni maggiori sono stati subiti dalla Val di Vara, la Lunigiana e le famose Cinque Terre che dal 1997 erano state dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Le strade si sono trasformate in fiumi e fango sotterrando il primo piano di ogni abitazione, trascinando in mare anche macchine e pescherecci. Il comune di Monterosso al Mare è stato dichiarato dal suo Sindaco “un paese inesistente”, e Vernazza non è in condizioni migliori. Delle altre tre – Corniglia, Manarola e Riomaggiore – non ci sono notizie diffuse su possibili gravi danni.

Il bilancio delle vittime certe è di dieci morti tra cui il volontario della Protezione Civile, Sandro Usai. Le emergenze non hanno fatto in tempo a rientrare che pochi giorni fa, una nuova perturbazione si sta abbattendo sulla città di Genova e provincia, a cominciare dalle località di Recco, Camogli, Sori e Bogliasco, ma non solo. Solo il 4 Novembre, in poche ore sono caduti 400mm di pioggia provocando già sei vittime. Strade allagate, automobili e cassonetti trascinati dalle acque. E il maltempo ancora non è terminato.

Ma cosa sta accadendo? E’ una situazione improvvisa e momentanea o diventerà la normalità nel futuro prossimo? In passato già scienziati e geologi avevano preannunciato questa situazione. E’ stata dimostrata, da studi e osservazioni su un andamento secolare, una tendenza alla diminuzione delle precipitazioni ma anche di un aumento della concentrazione temporale. Significa che annualmente la quantità di pioggia sta diminuendo, aumentando così i periodi secchi e siccitosi, ma allo stesso tempo quando piove cadono quantità maggiori di acqua rispetto al passato.

Secondo la teoria dei cambiamenti climatici, questa condizione è dovuta ad un aumento delle temperature medie mensili, causate dall’eccessiva immissione di gas serra nell’atmosfera: ciò porterebbe ad una tropicalizzazione del nostro clima temperato che non significa stare come ai Caraibi, ma si intende proprio una ridistribuzione delle piogge nelle fasce temperate. Il nostro Paese ne sarebbe molto soggetto sia perché è dislocato all’interno del bacino del Mediterraneo, sia perché le barriere alpine e le correnti dei venti fanno rovesciare le nubi sull’Italia intera.
Voci discordi negano la correlazione con la possibilità di cambiamento climatico e questa tesi può essere sostenuta da eventi passati come per esempio, in questo caso, l’alluvione tra il 7 e l’8 ottobre del 1970 sempre nella città di Genova sulla quale caddero all’epoca circa 900mm di acqua nel giro di 24 ore.

Facendo però un rapido calcolo, nell’alluvione del ’70 caddero in media 37mm di pioggia all’ora mentre nel caso di quest’anno nell’area delle Cinque Terre precipitarono 87mm all’ora!

Per anni le tragiche previsioni sui cambiamenti climatici furono ignorate dalla classe politica, la stessa che, quando tocca al malcapitato di turno, usa l’argomentazione per accantonare qualsiasi tipo di responsabilità.

Cambiamento climatico o meno, è evidente come il fattore antropico sia stato determinante così negli anni settanta come oggi: l’eccessiva cementazione porta all’accumulo del deflusso superficiale ad ogni evento meteorico. In una città come Genova, da sempre costruita senza regole, le alluvioni saranno sempre più disastrose al crescere della città. E questo vale per la maggior parte della Liguria. A dirlo è il celebre geologo Mario Tozzi, conduttore tv e divulgatore scientifico. In un’intervista dichiara come la regione sia soggetta naturalmente a fenomeni franosi e come la speculazione edilizia abbia contribuito in primo luogo ai disastri sia di ieri che di oggi e, inevitabilmente, di domani. “In Liguria ad ogni cambio di stagione ci dobbiamo aspettare un’alluvione, non c’è nessuna possibilità che vada diversamente”, afferma Tozzi, denunciando anche il disinteresse delle amministrazioni locali che, al posto di imporre divieti, permettono costruzioni anche laddove non si dovrebbe. “È proprio sbagliato il rapporto nostro con il territorio”.

E il maltempo di queste settimane non è ancora terminato. Oltre alla Liguria ora sono “sotto attacco” il Piemonte, il Veneto e il Friuli, la Sardegna e la Campania. Speriamo solo che i nostri fiumi reggano le ondate di piena e che sia possibile nei prossimi anni intervenire per prevenire seriamente questi rischi ed evitare nuove catastrofi.

 Massimo Gigliotti