Vulcani alimentati da serbatoi di ‘poltiglia’ piuttosto che da magma fuso

Scritto da:
Leonardo Debbia
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Secondo un nuovo studio britannico, i vulcani non sarebbero alimentati da magma fuso  formatosi in grandi camere magmatiche sotto la superficie terrestre, ma piuttosto da una sorta di ‘bacini artificiali’, aree ricche di cristalli, per lo più allo stato solido, o serbatoi contenenti magma circolante negli spazi relativamente piccoli tra un cristallo e l’altro.

La nostra comprensione dei processi vulcanici, compresi quelli che portano alle eruzioni più imponenti, finora si è basata sull’ipotesi che il magma fosse immagazzinato in camere magmatiche, vale a dire cavità sotterranee, piene di liquido magmatico, cioè rocce fuse.

Una sorta di serbatoi, quindi, che tuttavia non sono mai stati osservati, ma solo ipotizzati.

Il nuovo studio, condotto in collaborazione dai ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Bristol e reso noto attraverso la rivista Nature, suggerisce che l’ipotesi dell’esistenza di una “camera magmatica” necessita di essere rivista.

“Ora dobbiamo guardare nuovamente al come e al perché si verificano le eruzioni dai ‘bacini artificiali’”, sostiene il prof. Matthew Jackson, del Dipartimento di Scienze della Terra presso l’Imperial.

Alla base di una eruzione, i vulcani necessitano giocoforza di una fonte di magma, un insieme  di roccia fusa a composizione estremamente variabile, che contenga pochi cristalli solidi.

Da decenni è sempre stato ritenuto che questa fonte trovasse la sua giusta collocazione in una cavità della crosta terrestre, posta sotto la superficie in corrispondenza dei vulcani, la cosiddetta “camera magmatica”.

Recenti studi di chimica del magma hanno messo in dubbio questo punto di vista e hanno proposto un modello di “poltiglia” in cui piccoli pozzetti di magma si troverebbero alloggiati negli spazi tra i cristalli solidi.

Questo modello non spiega però l’esistenza di magmi contenenti pochi cristalli.

Ora, ricorrendo alla modellazione dei bacini artificiali, il team di ricerca ha trovato una spiegazione anche a questo interrogativo.

All’interno di questi serbatoi di raccolta, il magma. meno denso dei cristalli, risalirebbe attraverso gli inerstizi tra i cristalli stessi.

Nella salita, il magma reagirebbe con i cristalli con cui verrebbe a contatto, disciogliendoli e trascinandoli in zone contenenti pochi cristalli.

“Si riteneva che i vulcani fossero ricoperti da grandi camere di roccia fusa”, afferma il co-autore dello studio, prof. Stephen Sparks, della Scuola di Scuola di Scienze della Terra dell’Università di Bristol. “Tuttavia, era molto difficile individuare queste camere di magma”.

“La nuova teoria elaborata dai geologi dell’Imperial di Bristol – continua Sparks – è che la roccia fusa si formi all’interno della roccia, piuttosto che depositarsi in grandi camere di magma. Si formerebbero così delle pozze di fusione che potrebbero scoppiare o formare camere di magma effimere”.

Così come l’inizio delle eruzioni, il nuovo modello può aiutare a spiegare altri fenomeni dei sistemi vulcanici, come il modo in cui la composizione chimica del magma si evolve e la quantità di cristalli più vecchi che possono essere rinvenuti all’interno di magmi più giovani.

Leonardo Debbia