Specie minacciate e a rischio di estinzione: la foca monaca

Scritto da:
Andrea Dramisino
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Un gruppo di zoologi australiani ha recentemente messo a punto un indice, primo al mondo nel suo genere, per determinare quanto vicine alla scomparsa siano le diverse specie animali. In questo modo dovrebbe essere più facile prevedere l’andamento delle popolazioni residue di molte specie oggi a rischio estinzione. Nello studio effettuato sono state inserite 95 specie di mammiferi dei diversi continenti. Circa il 20% è risultato a rischio e la metà di queste sono ormai molto vicine al punto di non ritorno.

L’estinzione è un processo attraverso il quale un taxon scompare completamente, per cause naturali o antropogeniche. La crescente antropizzazione, la distruzione degli habitat, la caccia sfrenata e la competizione con specie esotiche introdotte dall’uomo sono, a oggi, tra le principali cause di estinzione. La crescita della popolazione umana, e lo sfruttamento selvaggio di qualsiasi risorsa ambientale, hanno portato già da diversi secoli a un incremento del numero di specie estinte rispetto a quello che viene considerato un tasso di estinzione naturale. Già tra il 1600 e il 1700 la velocità di estinzione tra mammiferi e uccelli fu stimata essere pari a una specie per decade. Dal 1850 a oggi i dati registrati sono ancora più sconfortanti: si parla di una specie estinta ogni anno con un tasso di estinzione da 100 a 1000 volte superiore a quello naturale.

Alcuni esempi sono il Dodo (Raphus cucullatus), il quale rappresenta primo caso accertato di specie totalmente distrutta dall’uomo e il Tilacino (Thylacinus cynocephalus), il più grande carnivoro fra tutti i marsupiali e di aspetto e dimensione molto simile a un cane. Quest’ultimo venne dichiarato ufficialmente estinto nel 1986.

Secondo la classificazione della IUCN (International Union for Conservazione of Nature and Naturale Resource) un taxon è invece criticamente minacciato (CR) se si è osservata una riduzione di almeno l’80% della consistenza numerica negli ultimi 10 anni, l’areale ha una dimensione non superiore ai 100 Km² e una popolazione complessiva rappresentata da meno di 250 individui. La lista rossa IUCN viene aggiornata periodicamente ma, ovviamente, le stime fornite sono solo relative poiché riflettono la forte disparità esistente nel grado di conoscenza sullo status delle specie nei diversi taxa. Bisogna considerare, inoltre, che molte specie si estinguono ancora prima di poter essere descritte.

Per quanto riguarda esclusivamente i mammiferi, sono oggi classificati come a grave rischio di estinzione oltre 150 specie. A queste si aggiungono quasi 700 tra uccelli, rettili e anfibi. Secondo il recente studio degli zoologi di Sydney, effettuato proprio sui mammiferi, i primi posti di questa particolare e triste classifica di rischio spettano al Rinoceronte di Giava (Rhinoceros sondaicus), l’Asino selvatico africano (Equus africanus) e il Lupo rosso (Canis rufus).

Tra le specie europee rientrano invece la Lince iberica (Lynx pardinus) e la Foca monaca (Monachus monachus). La lince pardina, esclusiva della penisola iberica, è oggi rappresentata da solo un centinaio di individui. La popolazione è stata decimata negli ultimi decenni a causa delle trasformazioni ambientali e dalla caccia illegale, oltre che del forte declino della preda elettiva: il coniglio selvatico, decimato dalla mixomatosi.

La foca monaca è a fortissimo rischio estinzione in tutto il suo areale di distribuzione essendo uno dei mammiferi più minacciati a livello globale. La popolazione complessiva non supera i 500 individui. La specie abitava un tempo tutto il Mediterraneo, il mar Nero e le coste nord-occidentali dell’Africa. Nel corso degli ultimi 50 anni lo sviluppo turistico delle coste ha portato distruzioni e disturbi ambientali che sono andati a sommarsi a una persecuzione diretta e a catture accidentali. Molti individui sono stati trovati morti a causa di epidemie o per avvelenamento da parte di particolari alghe tossiche. Oggi gli ultimi esemplari sono ormai segregati nel solo mar Egeo con alcune popolazioni residue lungo le coste del Marocco e della Mauritania. La foca, che un tempo si stabiliva anche lungo le coste italiane è scomparsa dai nostri mari intorno agli anni ’70 con la distruzione delle popolazioni frequentanti le coste sarde. A oggi rimangono solo segnalazioni sporadiche di qualche esemplare che ogni tanto si avventura fino ai mari della nostra penisola.

Andrea Dramisino