Groenlandia: la tundra sotto il ghiaccio

Scritto da:
Leonardo Debbia
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1 minuto

Di solito si pensa che i ghiacciai si comportino come delle enormi levigatrici. Durante la loro avanzata sul terreno, raschiano e trascinano via tutto quello che incontrano, vegetazione, suolo e anche la superficie del substrato roccioso sul quale scorrono.

Così, gli scienziati sono rimasti alquanto sorpresi nello scoprire un antico paesaggio di tundra conservato sotto la calotta glaciale della Groenlandia, uno spessore di ben due chilometri di ghiaccio. 

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Porzione di una carota di ghiaccio, estratta dalla parte basale della calotta glaciale della Groenlandia, che mostra limo e sabbia inglobati nel ghiaccio (credit: Paul Bierman, Università del Vermont)

Abbiamo trovato suolo organico rimasto congelato sul fondo del ghiacciaio per più di due milioni e mezzo di anni”, ha affermato il geologo Paul Bierman dell’Università del Vermont, fornendo una valida prova che la calotta glaciale della Groenlandia è molto più antica di quanto ritenuto finora, magari attraversando anche svariati periodi di riscaldamento globale.

Bierman ha pubblicato i risultati della sua scoperta pochi giorni fa sulla rivista Science.

La Groenlandia è una terra di grande interesse per scienziati e politici, in quanto la stabilità futura della sua enorme massa di ghiaccio – delle dimensioni dell’Alaska e seconda solo alla calotta antartica – avrebbe un’influenza fondamentale sul livello globale dei mari qualora questa copertura ghiacciata si sciogliesse per effetto del riscaldamento climatico causato dalle attività umane.

“L’antico terreno sotto la calotta glaciale della Groenlandia aiuta a svelare un importante interrogativo che accompagna il cambiamento climatico”, ha dichiarato Dylan Rood, co-autore del nuovo studio delle Scottish Universities Environmental Research Centre e della Università della California, Santa Barbara. “Come fanno le grandi calotte ghiacciate a sciogliersi e quindi a riformarsi in risposta ai cambiamenti di temperatura?”.

La scoperta indica che anche nei periodi più caldi, sotto la calotta di ghiaccio, il centro della Groenlandia ha mantenuto una propria stabilità, permettendo al paesaggio della tundra di rimanere conservato intatto per più di due milioni e mezzo di anni e numerosi eventi alterni di riscaldamento e raffreddamento.

“E’ opinione comune che i ghiacciai spoglino efficacemente l’ambiente su cui si muovono, lasciando un paesaggio ripulito e abraso”, ha detto Lee Corbett, un ricercatore del team di Bierman. “Noi dimostriamo che non è così. La calotta glaciale della Groenlandia non agisce come un agente erosivo e il suo nucleo centrale è praticamente rimasto invariato da circa tre milioni di anni a questa parte”.

Invece di levigare e scolpire il paesaggio, lo strato ghiacciato è stato congelato sul terreno; “un frigorifero che ha conservato un antico paesaggio”, secondo le parole di Bierman.

Gli scienziati hanno testato diciassette campioni di ‘ghiaccio sporco’ provenienti dal nucleo posto a quaranta piedi.

Da questi sedimenti Bierman e un team di ricercatori del Laboratorio di Nuclidi Cosmogenici dell’Università del Vermont, hanno estratto una rara forma di berillio, un isotopo chiamato berillio-10, che si forma al suolo durante la caduta di raggi cosmici. Più suolo rimane esposto, più isotopo si forma, per cui la misurazione del contenuto in isotopi costituisce per i geologi una sorta di orologio.

I ricercatori si aspettavano di trovare nei sedimenti di fondo roccia erosa dal ghiacciaio e soltanto piccolissime particelle dell’isotopo del berillio, dato che il tempo di esposizione all’aria si presumeva alquanto ridotto. Sono quindi rimasti alquanto stupiti nel constatare che nel limo del fondo vi era una elevata quantità di berillio, che significava che quella roccia era stata esposta alla luce solare per molto tempo.

La concentrazione di berillio pareva doversi tradurre in milioni di anni.

La nuova ricerca mostra che “il terreno era rimasto stabile ed esposto in superficie tra i 200mila e il milione di anni prima di essere coperto dal ghiaccio”, ha osservato Ben Crosby, dell’Idaho State University, che faceva parte del team di ricerca.

Per una verifica e un’ulteriore conferma, sono stati misurati anche l’azoto e il carbonio che avrebbero potuto essere stati lasciati da eventuale materiale organico. Ebbene, queste analisi hanno confermato che il substrato era stato interessato anche da una copertura vegetale.

“La composizione trovata indica che il paesaggio pre-glaciale poteva corrispondere benissimo ad una zona di tundra parzialmente boscosa”, dice Andrea Lini, dell’università del Vermont.

“La Groenlandia era davvero verde, anche se questo risale a milioni di anni fa!” ha concluso Rood.

Rilevamenti eseguiti nel permafrost dell’Alaska hanno dato analoghi contenuti di berillio nel suolo, suggerendo che l’antico paesaggio groenlandese poteva somigliare all’attuale tundra dell’Alaska. 

Leonardo Debbia